Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Il Vaticano sulla guerra di Kiev: 'Chi è aggredito ha diritto alle armi' Cronaca di Lorenzo Cremonesi
Testata: Corriere della Sera Data: 10 agosto 2022 Pagina: 12 Autore: Lorenzo Cremonesi Titolo: «Il Vaticano sulla guerra di Kiev: 'Chi è aggredito ha diritto alle armi'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/08/2022, a pag.12, con il titolo "Il Vaticano sulla guerra di Kiev: 'Chi è aggredito ha diritto alle armi' " la cronaca di Lorenzo Cremonesi.
Sarà vero? Se sì, è il capovolgimento della politica del Papa. Lo dimostri recandosi al più presto in Ucrania.
Lorenzo Cremonesi
Il cardinale Pietro Parolin
La Chiesa lavora sempre per la pace, ma prevede la legittima difesa per i popoli aggrediti, purché questa non provochi altre guerre più gravi di quelle che si vuole combattere. Si riassumono con formule efficaci i principi che vorrebbero guidare il rinnovato impegno della Santa Sede per cercare di porre fine al conflitto tra Kiev e Mosca in vista di una possibile visita papale forse attorno a metà settembre. Ne parla in un’ampia intervista al periodico «Limes» il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin. «La Chiesa crede nella pace, lotta per la pace, testimonia per la pace: in questo senso è pacifista», afferma Parolin, rifiutando le accuse di coloro che criticano il pacifismo vaticano «come filorusso». E infatti specifica: «Il catechismo della Chiesa prevede la legittima difesa», che però va «esercitata all’interno di alcune condizioni», per esempio «che vi siano fondate ragioni di successo», o che alla fine il rimedio non si dimostri peggiore del male che si vuole eliminare. A Kiev l’eventuale visita papale è stata letta negli ultimi mesi con umore altalenante. In un primo tempo sembrava che il Papa potesse venire subito, le sue dichiarazioni a Malta in cui suggeriva al patriarca russo Kirill di non fare «il chierichetto di Putin» avevano ricevuto il plauso del ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. Poi però il tentativo vaticano di riallacciare con Mosca avevano raffreddato gli umori e le parole del Papa sulle responsabilità nel fronte occidentale di chi aveva «provocato» Putin erano state al centro di intensi «colloqui chiarificatori» tra Santa Sede e diplomazia ucraina. Una rapida inchiesta tra i sacerdoti sia delle chiese legate al patriarcato di Kiev che a quello di Mosca peraltro registra un certo scetticismo rispetto ad eventuali mediazioni papale. Tuttavia, proprio l’inasprirsi della guerra vede la necessità di iniziative di dialogo di alto profilo. Ieri i missili ucraini hanno bombardato per la prima volta dal 24 febbraio in modo massiccio una base militare russa nella Crimea occupata nel 2014. Almeno una dozzina di forti scoppi sulle piste di Saki sono stati uditi dalle spiagge sul Mar Nero. Pare vi siano almeno un morto e 5 feriti. Intanto, le dichiarazioni di Zelensky sulla necessità di negare visti europei a tutti i russi, anche ai dissidenti, scatenano polemiche che vanno ad alimentare quelle già al vetriolo sul progetto russo di tenere un referendum per annettere le regioni ucraine occupate.
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