Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Zelensky: 'Lottiamo per vincere' Cronaca di Paolo Brera
Testata: La Repubblica Data: 19 giugno 2022 Pagina: 8 Autore: Paolo Brera Titolo: «Zelensky va a Odessa: 'Lottiamo per vincere'. Nuove minacce da Mosca»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 19/06/2022, a pag. 8, con il titolo "Zelensky va a Odessa: 'Lottiamo per vincere'. Nuove minacce da Mosca" la cronaca di Paolo Brera.
Volodymyr Zelensky
Per la terza volta in dieci giorni, ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha abbandonato la relativa sicurezza della capitale per visitare i soldati in prima linea, e stavolta è toccato al versante più delicato e strategico: il fronte sud. È stato a Mykolaiv e a Odessa, ha stretto mani e concesso onorificenze, poi ha ringraziato del coraggio e ha ribadito che l’obiettivo del governo non è cambiato di una virgola: «Non smettiamo di lavorare per la vittoria dell’Ucraina». A Odessa ha discusso anche di come organizzare un corridoio sicuro per il grano. Il fronte sud è la possibile “fase tre” di questa guerra che non accenna a fermarsi. La più difficile, la più profonda: se i russi decidessero di andare oltre il tentativo di prendersi l’intero Donbass, Mykolaiv sarebbe la porta principale per puntare a Odessa e completare la conquista della fascia costiera del mar Nero fino alla Transnistria, uno dei principali obiettivi che il Cremlino avrebbe voluto ottenere per cantar vittoria. Per questo Zelensky è andato dritto a Mykolaiv e poi ha raggiunto Odessa, oggi inespugnabile dal mare ma non da terra: se i russi volessero provare a prenderla, è lì che dovrebbero sfondare. Mentre la guerra si fa più dura, con perdite di soldati ucraini ormai drammatiche per un popolo di 44 milioni di abitanti, Zelensky torna dunque a motivare i suoi uomini al fronte. A fine maggio il presidente aveva sorpreso tutti apparendo all’improvviso a Kharkiv, la città martire liberata nel nordest. Alla fine della prima settimana di giugno aveva invece puntato sul Donbass, dove è più forte la pressione militare russa: era andato a rincuorare i soldati asserragliati a Lysychansk, sulla collina da cui si domina lo snodo cruciale di Severodonetsk: ancora oggi è lì che infuria la battaglia principale. La maggior parte della città è nelle mani degli invasori russi, ma continua ad essere contesa. Ieri i russi hanno conseguito qualche vantaggio nell’assalto di Metolkine, un villaggio nell’immediata periferia orientale di Severodonetsk, ma la città non è caduta. Si levano funghi di esplosioni, si combatte, si muore. E da Mosca non arrivano segnali incoraggianti di un eventuale ripresa dei negoziati: «L’Ucraina come la conoscevamo, all’interno di quei confini, non esiste più. E non ci sarà più, è ovvio», ha detto ieri la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
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