Putin e Kirill a braccetto
Analisi di Antonio Donno

Putin e Kirill
L’era di Putin è un “miracolo di Dio”. Così ha affermato Kirill,  Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, di cui l’Ucraìna, sempre  secondo Kirill, è parte integrante, essenziale, per quanto la Chiesa  ortodossa ucraìna sia autocefala dal 2018. L’affermazione del patriarca  russo è stato il momento culminante di un processo che ha portato la  Chiesa ortodossa russa a condividere e sostenere a ogni livello la  politica interna e internazionale di Putin e a dichiarare scismatica  quella ucraìna. Religione e nazionalismo sono venuti, così, a fondersi e  giustificarsi vicendevolmente. Chiesa e Stato convergono unitariamente a  sostenere la gloria di Madre Russia. Sotto la guida di Kirill, “la  Chiesa ortodossa russa è diventata uno dei principali alleati e  sostenitori del governo russo e, in particolare, della sua propaganda  patriottica, ottenendo in cambio il riconoscimento di uno stato  privilegiato” (p. 18). È, questo, l’incipit dell’assai interessante  libro di Massimo Rubboli, già professore di Storia dell’America del Nord  e di Storia del Cristianesimo nell’Università di Genova, La guerra santa di Putin e Kirill. Il fattore religioso nel conflitto russo-ucraìno  (Chieti, Edizioni Gbu, 2022, con 19 importanti documenti, prefazione di  Paolo Naso), che analizza il processo che ha portato, negli anni di  Kirill, la Chiesa ortodossa russa a divenire il braccio religioso del  regime autocratico di Putin, sino all’attuale invasione russa  dell’Ucraìna. 
     Rubboli mette in luce come il fattore religioso, nella Russia  attuale, abbia acquisito la funzione di canalizzazione del consenso  verso la politica di Putin, che si propone di operare al fine di portare  il proprio Paese “alla riconquista della Russia imperiale” (p. 11),  ignorando il diritto internazionale e il principio  dell’autodeterminazione dei popoli, come nel caso, appunto dell’Ucraìna,  che rappresenta, nella visione di Putin, erede del pensiero di Ivan  Ilyin, un fondamentale terreno di confronto e di scontro tra la Russia e  l’Occidente. È proprio il pericolo dell’Occidente che l’autocrate russo  vede incarnato nell’Ucraìna di Zelensky, dopo il crollo elettorale del  suo predecessore suddito di Mosca e, dal canto suo, Kirill sostiene il  progetto egemonico di Putin, dichiarando la civiltà ortodossa russa  portatrice di un’“universalità dei suoi valori e principi che vanno al  di là dei confini geografici del ‘mondo russo’” (p. 17), e attribuendole  la storica funzione di difendere i valori del Cristianesimo dalla lobby  gay che sta conquistando il mondo. Questo intreccio politico-religioso è  assai ben descritto da Rubboli, che in questo modo supera la carenza di  analisi su tale fondamentale questione che si è registrata in gran  parte della stampa italiana che si è occupata della guerra di Putin  contro l’Ucraìna. 
     Insomma, procedendo di pari passo con il progetto egemonico di  Putin, Kirill “reintroduce il legame bizantino tra Chiesa e Impero” (p.  19), scrive Rubboli, e “la legittimazione della guerra identificata con  la Madre Russia” (p. 21) e, di conseguenza, l’invasione dell’Ucraìna da  parte di Mosca. La Chiesa ortodossa russa è divenuta l’agente del  potere politico di Putin, mentre le due principali Chiese ortodosse  ucraìne hanno accostato l’azione del dittatore russo all’uccisione di  Abele da parte di Caino. Anche in seno alla Chiesa ortodossa russa si  sono avute posizioni di aperto dissenso nei confronti di Putin, così  come in molte altre Chiese e organismi religiosi in ogni parte del  mondo. Particolarmente pungente è stata la Dichiarazione dell’Alleanza  Evangelica Mondiale e dell’Alleanza Evangelica Europea del 24 febbraio  2022, nella quale si legge senza mezzi termini: “‘L’invasione  dell’Ucraìna è ingiustificata e non provocata. Si è affermato che  l’attacco era necessario per proteggere l’etnia russa nell’Ucraìna e per  fermare l'Ucraìna dalle minacce nei confronti della Russia. Queste affermazioni sono false. Il disastro è stato provocato dal presidente Putin per scopi geopolitici più ampi’” (p. 67. Il corsivo è mio). 
     Il libro di Rubboli è un contributo prezioso per comprendere a  fondo il pericoloso declino religioso della Chiesa Ortodossa russa, che  vede il patriarca Kirill farsi portatore del progetto egemonico di  Putin, un progetto fondato sulla guerra e sull’omicidio di massa.