Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
I crimini commessi da Putin li dimostrano i filmati del New York Times
Testata: Il Foglio Data: 21 maggio 2022 Pagina: 3 Autore: la redazione del Foglio Titolo: «L’esecuzione di Bucha. Senza balle»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 21/05/2022 a pag.3, l'editoriale "L’esecuzione di Bucha. Senza balle".
Un fotogramma dei filmati
Ci auguriamo che i dubbiosi, quelli che insinuano che il massacro di Bucha potrebbe non essere stato come sembra, quelli che non arrivano a dire, come fa il Cremlino, che siano stati gli ucraini e i loro amici a Hollywood a fabbricare l’orrore di Bucha, ma che guardano sospettosi le macchie di sangue, la sfumatura di blu dei cadaveri bruciati lasciando intendere che qualcosa non torni nella cosiddetta narrazione mainstream – ecco, ci auguriamo che i dubbiosi, e in Italia ce ne sono a bizzeffe, abbiano visto i video dell’esecuzione di otto uomini a Bucha pubblicati il 19 maggio dal New York Times. I filmati risalgono al 4 marzo, sono stati registrati da una telecamera di sicurezza e da un testimone in una casa vicina. Si vedono i paracadutisti russi che portano gli otto uomini – ricurvi, con le mani alla vita di quello davanti – dietro a un palazzo occupato dai russi dove avviene l’esecuzione. Il quotidiano americano dà i nomi a questi morti: Anatoliy Prykhidko, Andriy Matviychuk, Andriy Verbovyi, Denys Rudenko, Andriy Dvornikov, Svyatoslav Turovskyi, Valera Kotenko e Vitaliy Karpenko. In un’immagine scattata da Vadim Girda il 4 aprile, quando i russi avevano abbandonato Bucha e abbiamo scoperto che cosa si erano lasciati alle spalle, si vede il cadavere dell’uomo con la maglia azzurra che compare anche nei filmati. Di fianco a lui ce n’è un altro, con le mani legate. Mosca non ha mai ammesso di aver commesso nessuno dei crimini documentati a Bucha e parla invariabilmente di “messinscena” o di “provocazione” degli ucraini. In questa guerra raccontata in modo doppio e al contrario (questa cosa già deforma le cose oggi, immaginate quando si dovrà parlare di vittoria e sconfitta, di vincitori e di vinti) modificare la propaganda di Putin è molto difficile. Ma ci auguriamo che i dubbiosi che alimentano l’oscenità dell’equidistanza abbiano visto i filmati e che, nel dubbio, sospendano le loro insinuazioni.
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