Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Putin non incontrerà Zelensky: 'Negoziato farsa' Cronaca di Tonia Mastrobuoni
Testata: La Repubblica Data: 20 marzo 2022 Pagina: 8 Autore: Tonia Mastrobuoni Titolo: «Putin non incontrerà Zelensky. Londra: 'Negoziato farsa'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 20/03/2022, a pag. 8, con il titolo "Putin non incontrerà Zelensky. Londra: 'Negoziato farsa' ", la cronaca di Tonia Mastrobuoni.
Tonia Mastrobuoni
Ancora nella notte di venerdì, Volodymyr Zelensky si è rivolto direttamente a Vladimir Putin: «È arrivato il tempo di incontrarci. Il tempo per parlarci». A poche ore dai 200mila arringati da Putin nello stadio di Mosca con una regia degna di Leni Riefenstahl, il presidente ucraino ha ricordato che quel numero equivale a quello dei soldati che stanno devastando il suo Paese. Zelensky ha condannato i crimini di guerra commessi da Mosca, che sta bloccando gli aiuti alle città sotto assedio. Ma ha rinnovato l’invito al Cremlino a favorire «senza indugi» un epilogo positivo dei colloqui di pace. Mosca però non sembra aver fretta di arrivare a un accordo. La risposta a Zelensky è arrivata a stretto giro. Niente faccia a faccia con Putin finché un testo non sarà concordato da entrambe le parti, ha sottolineato il capo negoziatore russo. Anche il suo omologo ucraino stima che i colloqui dureranno ancora «diverse settimane», ma ha parlato di condizioni che sul versante russo cominciano a essere più «adeguate». Una conferma del “niet” al faccia a faccia è arrivata anche da uno degli attori impegnati nella mediazione, la Turchia.
«Putin pensa che le loro posizioni siano ancora troppo lontane », ha rivelato il portavoce di Erdogan, Ibrahim Kalin. Per gettare benzina sul fuoco il ministro degli Esteri russo Lavrov ha accusato gli Usa di «tenere per mano » i negoziatori ucraini, di impedire una soluzione credibile. Il capo della diplomazia del Cremlino ha ribadito l’auspicio che i colloqui si concludano con una «neutralità» di Kiev. Secondo Ankara i nodi più difficili sono il riconoscimento dell’annessione della Crimea da parte di Kiev e il Donbass. In Occidente prevale il pessimismo sulla volontà di Mosca di concordare una pace. Per la ministra della Difesa britannica Liz Truss i colloqui sono una «cortina fumogena », un diversivo per consentire alla Russia di riorganizzare le forze e sferrare una nuova offensiva. E il premier Boris Johnson ha avvertito che «un Putin vittorioso non si fermerà in Ucraina». In ogni caso, secondo Londra, sarà impossibile dopo l’aggressione in Ucraina «normalizzare i rapporti» con Putin. E intanto, mentre il Cremlino sta mandando nuove truppe in Bielorussia per compensare le perdite, il dittatore Aleksander Lukashenko ha voluto far sapere che il suo esercito non interverrà ancora. «Per ora la Russia può fare da sola».
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