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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Il Giornale Rassegna Stampa
18.03.2022 Le parole di Zelensky
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 18 marzo 2022
Pagina: 8
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Quel 'mai più' e l'Olocausto degli ucraini»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 18/03/2022, a pag. 8, l'analisi di Fiamma Nirenstein dal titolo "Quel 'mai più' e l'Olocausto degli ucraini".

Mo, Nirenstein:

Fiamma Nirenstein

L’appello del Pericle dei nostri tempi, Zelensky, ai parlamenti dei Paesi democratici ha una sua tappa fondamentale domenica a Gerusalemme, alla Knesset. Modulato, memore di episodi differenziati, è un'unica chiamata alla guerra per la libertà. E domenica, è la volta del Parlamento e del popolo che, sulla memoria della persecuzione genocida porta idealmente scritto «never again» a caratteri di fuoco. È evidente che Zelensky userà queste parole, anche perché sono quelle che gli suggerisce la sua memoria di ebreo ucraino: dal 1.600 agli anni del nazismo e poi del comunismo, il popolo ebraico è stato in Ucraina perseguitato, sterminato, legato, confinato e costretto a fughe infinite. Zelensky alla Knesset proporrà di sicuro il tema «never again» e subito, a ragione, ci sarà chi gli dirà che la Shoah non ha paragoni. Ed è vero: mille volte abbiamo spiegato come lo sterminio degli ebrei sia stato lo scopo primo che ha condotto alla guerra di dominio di Hitler.

Russia-Ukraine war LIVE updates - India Today

Ora è una guerra di dominio che porta alle stragi cui assistiamo, che per misura e intenzione non sono comparabili a quelle della Shoah. E tuttavia: la sofferenza è sempre comparabile, simile lo strazio della morte, la fame e il freddo dei bambini, la fuga privati di tutto. Il tema per ogni israeliano è evidente ed è tutto là: per questo da qui, a frotte, giovani religiosi e laici si sono precipitati ai confini ad aiutare le mamme e le nonne coi bambini. Fra russi e ucraini ci sono più di un milione di vecchi immigrati, parlano dei 9900 sopravvissuti della Shoah rimasti a languire a Kiev e dintorni. E quei bambini, fino a ieri vestiti col l'ultimo giaccone stile benetton, parlano dello stupore che immobilizza: dal tutto al niente, dal «diritto alla felicità» alla morte. Never again vale per tutto questo? Certo che sì, e Zelensky lo sa e ne parlerà. Valore e memoria. Zelensky sa che Gerusalemme possiede lo spirito, oltre alla famosa equidistanza politica di cui tutto il mondo parla, al gran numero di russofoni e di leader ucraini di oggi e di ieri (Golda Meir, Jabotinsky). Biden si fida di Bennett, sa che comunque può. Anche Putin non ignora la spinta morale in più che Israele può fornire al mondo, e qui non si sente odiato. Israele resta nell'immaginario collettivo l'approdo dopo la grande terribile tempesta, la spiaggia su cui per sempre si combatte la battaglia per la storia e la vita, per non obliterare, cancellare, mettere in fuga. Lo sa Zelensky, e anche Putin non lo ignora. La pace di Gerusalemme ha qualche chance. Israele però deve chiedere un contraccambio a tutti gli interlocutori: non vendeteci all'Iran per i vostri scopi. Anche noi rischiamo la vita.

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