Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Putin sferra l'attacco contro Odessa Cronaca di Giampaolo Visetti
Testata: La Repubblica Data: 09 marzo 2022 Pagina: 4 Autore: Giampaolo Visetti Titolo: «Odessa nel Medioevo: 'Vedranno come muore chi lotta per la libertà'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 09/03/2022, con il titolo "Odessa nel Medioevo: 'Vedranno come muore chi lotta per la libertà' ", la cronaca di Giampaolo Visetti.
Odessa
Lungo la costa del Mar Nero anche di notte si veglia. Ognuno è attento a lampi, rumori e ombre. Gli infiltrati russi anticipano le truppe: si mescolano agli ucraini, sospesi sull’immensa steppa di un fronte che nessuno più sa indicare. Nessuno è al sicuro: a Mykolajiv però la gente ha seguito con incredulità i bagliori dei missili sparati all’alba contro case e palazzi residenziali. «Mancavano pochi minuti alle cinque – dice – Eugeniy, cuoco del ristorante Eqvator - : lampi rossi hanno illuminato la stanza, sono esplosi muri e vetri». Undici edifici hanno preso fuoco, otto sono crollati. Quattro i morti: nove, tra donne e bambini, i salvati dalle fiamme. Una famiglia è stata estratta viva dalle macerie. «I russi volevano la strage – dice il sindaco Oleksandr Senkevich – per scatenare il terrore». Un missile ha centrato anche lo zoo, esplodendo tra la gabbia delle tigri e il fossato degli orsi bianchi. Non erano ordigni di precisione diretti su obiettivi militari. Grad e bombe a grappolo esplodono a largo raggio per seminare la morte. Attorno a noi la città ha tremato. Il quartiere colpito è sette chilometri dall’aeroporto di Kolbakino, sulla foce del fiume Bug. Qui si combatte per il controllo dello scalo. Un raid aereo russo ieri ha colpito la vicina caserma: otto i soldati ucraini uccisi, diciannove i feriti. «Putin ha ordinato un massacro – dice Volodymyr, capo della resistenza territoriale – per ridurci come Mariupol». Alla periferia di Mykolajiv si sono riaffacciati i tank venuti da Kherson. L’armata di Mosca ha attaccato con i lanciarazzi i quartieri ovest. La città-penisola resiste, ma ha minato il ponte mobile sul Bug: se il nemico avanza verso Odessa, verrà fatto saltare. Per Zelensky la Russia sta usando “tattiche medioevali”, in battaglia e contro la gente. Anche la difesa però ha molto di antico. Gli anziani scavano fossati nell’orto e si appostano con i fucili da caccia. Donne e bambini cuciono i loro vestiti sulle reti che mimetizzano le trincee. «Questa volta la patria si salva – dice Markjian, contadino di 84 anni – se ognuno difende il proprio pezzo di terra».
Vladimir Putin
Tra Mariupol, Melitopol, Kherson, Mykolajiv e Odessa, stavano per cominciare aratura e semina del grano. I cereali permettono alle persone di mangiare e sono il tesoro dell’economia nazionale. La guerra qui sta seminando il deserto, come ai tempi della fame imposta da Stalin. Nei campi migliaia di soldati e volontari ucraini imbracciano mitra e badile. Ognuno scava la propria fossa nell’orizzonte piatto e ci si infila come una bestia. Dalla terra, per seicento chilometri, affiorano solo elmetti e canne decise a sparare. Le spiagge sono minate e coperte di fili spinati. Ogni individuo in fuga è ridotto a scovare il proprio corridoio umanitario personale. «Putin vuole Odessa e tutto il Mar Nero – dice Lesya, ingegnere corsa ad arruolarsi – e i russi ci arriveranno. Scopriranno come muore chi lotta per vivere libero ». Per il Cremlino la grande offensiva per la conquista del Sud è decisiva quanto la presa di Kiev. Sul Mare d’Azov, Mariupol è a un passo dall’ecatombe. I check-point russi sparano a chiunque tenti di scappare, o di portare cibo. A Kherson sono stati bloccati trenta furgoni inviati con acqua e patate. Anche gli invasori sono costretti alle razzie. Dal porto alla foce del Dnipro le truppe arrivate da Crimea e Donbass avanzano verso ovest. Presa Zhaporizhzhia, puntano ad altre due centrali atomiche. La marcia però è su Odessa. «Vogliono aggirare Mykolajiv – dice Sergeyi Bratchuk, capo della difesa dell’Oblast – per ridurre le perdite e prendere alle spalle il porto più importante dell’Ucraina». La battaglia per Odessa è cominciata. Ieri a mezzanotte due esplosioni hanno scosso i terminal del porto. La contraerea ucraina ha aperto il fuoco contro caccia e navi a un passo dalla città. I missili russi hanno distrutto la base militare ucraina di Krasnoselka, sedici chilometri dal municipio. Nella baia è stato centrato il pattugliatore nemico “Vasyliy Bikov”.
In città i boati coprono il suono delle sirene. Donne e bambini dormono sotto chiese, sinagoga e moschea. Trincee e carri armati proteggono viali e palazzi. Su un milione di abitanti, 200 mila sono fuggiti. I profughi assaltano l’unico treno quotidiano diretto al confine con la Slovacchia. Proibiti gli alcolici: troppi militari, volontari e mercenari che vagano con le armi puntate. Davanti all’Opera, i soldati della resistenza hanno deposto i fucili per imbracciare le trombe. I teatri sono chiusi, all’Ucraina manca la sua musica. Per qualche minuto ci hanno pensato loro. «Piccolo concerto tra le trincee – dice Rostislav, studente di 18 anni richiamato alle armi - per le donne che lottano e difendono i nostri fratellini ». Odessa, porta per l’Europa, è il cuore di un Sud sconvolto. Conta gli istanti come una preda cacciata: prega che il suo turno, per una volta, si scordi di lei.
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