Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Le parole espropriate La propaganda palestinese usa parole che per noi hanno sempre avuto un significato diverso
Testata:Informazione Corretta Autore: Federico Steinhaus Titolo: «Le parole espropriate»
La propaganda palestinese, principalmente per bocca di Arafat, usa da qualche tempo parole che per noi hanno sempre avuto un significato diverso, o trasferisce concetti da un riferimento preciso e noto ad uno completamente diverso. L' uso adulterato del concetto di "Muro di Berlino", che abbiamo trovato in questi giorni su tutti i media grazie ad una intervista di Arafat, ci fornisce l' occasione di andarne a cercare altri.
Il muro di Berlino era stato eretto da un regime totalitario e liberticida per impedire ai propri cittadini di vedere cosa stesse succedendo nel resto del mondo; il muro che dovrebbe separare i territori dell' Autorità Palestinese da Israele dovrà servire a salvare la vita ai cittadini israeliani impedendo agli assassini suicidi di penetrare nelle città e nei villaggi uccidendo a decine donne, bambini, vecchi riuniti in feste familiari, in pizzeria, in cerimonie religiose, o su autobus di linea. Arafat tenta anche di indicare questo muro come un attentato alla libertà di culto: ma proprio in questi giorni tutti i nostri giornali riferiscono delle limitazioni al culto e delle persecuzioni cui sono sottoposte le minoranze cristiane nel mondo islamico, mentre notoriamente tutti i luoghi santi alle varie religioni (non dimentichiamoci i Baha'i che hanno il loro centro di venerazione a Haifa!) esistenti in Israele sono liberamente accessibili. Proviamo dunque a ripercorrere brevemente quello che si può a ragion veduta chiamare un ESPROPRIO CULTURALE.Non da ieri Arafat ed i palestinesi utilizzano parole che per tutti ed in tutte le lingue hanno un preciso significato, per dare loro un significato diverso, non rispondente alla realtà.Lo scopo evidente di questa operazione propagandistica è di accreditare una immagine di Israele ed implicitamente (qualche volta esplicitamente) degli ebrei come eredi legittimi di tutto il peggio che l' umanità ci ha potuto offrire nel secolo appena trascorso. Quello del MURO DI BERLINO è uno degli esempi. Il Muro ci ricorda il turpe comunismo ed il feroce regime della Germania Orientale fino al 1989, ed usare questo termine per indicare un muro molto diverso significa cambiare i nostri ricordi ed i nostri sentimenti. Ugualmente, Arafat dice che i palestinesi non possono essere "ANTISEMITI", perché sono loro stessi "semiti". Ma quando mai la parola antisemitismo è stata usata per indicare l' odio contro gli arabi? Questa parola non risveglia in ognuno con immediatezza solo e sempre un collegamento con l' odio per gli ebrei? Anche se la parola stessa è stata coniata solo nel XIX secolo, essa si collega indelebilmente ai massacri di ebrei commessi dai nazisti e dai comunisti (quanti arabi sono stati uccisi nei campi di sterminio e nei gulag?Nessuno.), ma anche, impropriamente, all' accusa cristiana del deicidio. "OLOCAUSTO" e "POGROM" sono altre due parole usate, ad esempio, per indicare quanto avvenne alcuni mesi or sono a Jenin. Ma i morti palestinesi a Jenin furono una cinquantina, quasi tutti combattenti morti con le armi in pugno, ed uccisi in quanto nemici armati, non in quanto palestinesi.Differenze abissali di cifre e di concetti però non fermano questo esproprio di parole.Mentre, invece, la parola Pogrom si adatta non solo a quelli commessi dagli zar, ma anche all' uccisione premeditata ed organizzata di popolazioni ebraiche nel mondo arabo, dalla metà dell' Ottocento ai primi del Novecento (Damasco 1840, ad esempio). Con il medesimo significato, i palestinesi accusano Israele di operare una "PULIZIA ETNICA". Vi è una contraddizione fra questa affermazione e quella, precedentemente citata, che fa riferimento alla comune matrice semita di ebrei ed arabi, che dunque sono della medesima etnia (in termini biblici); in ogni modo, il concetto di pulizia etnica è recentissimo ed è stato coniato ed usato per quel che i serbi hanno fatto ai musulmani della Bosnia.A questo proposito ricordiamo che nella martoriata Sarajevo l' unico rifornimento di medicinali per TUTTA la popolazione arrivava attraverso la farmacia ebraica. Un altro termine spregiativo abusato dai palestinesi è quello dell' "APARTHEID", con riferimento alla segregazione della maggioranza dei nativi neri da parte della minoranza bianca nel Sud Africa.Ma Israele esisteva, come stato e come nazione, 1500 anni prima che il primo musulmano comparisse sulla faccia della terra, mentre molti stati musulmani hanno praticato per secoli la schiavitù, vendendo all' occidente i negri d' Africa. E per finire ricordiamo qui la perla di Arafat che in più occasioni ha detto ai cristiani, Papa compreso: "GESU' ERA PALESTINESE". Perfino colui che per miliardi di persone è l' esempio della bontà viene in tal modo espropriato della sua connaturata ebraicità, perché mai e poi mai si deve accettare l' idea che per gli "altri" possa esistere un "ebreo buono"!
Non sarebbe ora che i giornalisti, quando si trovano dinanzi a questi stravolgimenti deliberati e maligni, ne riferissero ai loro lettori con un commento che ne indichi la falsità?