Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Putin è un tiranno vintage: il suo habitat è il secolo breve, il Novecento, l’età dei Führer, dei Grandi Timonieri. È un Neanderthal della tirannia: agita la clava e cammina curvo, circospetto, sguardo a destra, sguardo a sinistra, temendo le imboscate dei suoi compagni d’armi, tanto più infidi quanto più acquiescenti, piuttosto che gli agguati delle tribù nemiche. Per questo esce dalla caverna e mostra i denti a chi non ha l’aria di potersi difendere: tira una randellata a nuora, il nemico esterno indifeso, affinché suocera intenda. Resta da vedere se il nemico esterno è davvero così indifeso, e se la suocera non intenda questa prova di forza come un segno di debolezza. Occhio cattivo, clava mulinante, la fronte piatta eternamente aggrottata, Putin si muove nel XXI secolo come un fossile umano riportato spericolatamente alla vita dai genetisti di qualche Jurassic Park. Non è Stalin reincarnato, come gli piace credere. È uno Stalin impagliato, la giubba militare mezza mangiata da tarme e topi, senza più baffi né kepì, il medagliere rubato e venduto sulle bancarelle dopo la caduta del comunismo. Vale per tutti i tiranni in circolazione, che hanno imparato il mestiere prima di Internet, prima dei droni, prima di Facetime e di YouTube, prima di WhatsApp e di google Traduttore, quando le prepotenze si potevano negare perché non ce n’era evidenza, tanto meno in tempo reale. Ma vale in particolare per il bullo moscovita, che dei tiranni d’una volta è la caricatura. Nessun tiranno, prima di lui, a parte i clown da film horror che governano la Corea del Nord, aveva mai minacciato la terza guerra mondiale al pianeta, casomai avesse «l’ardire di mancarmi di rispetto rifiutando di piegarsi ai miei diktat». Giusto Hitler, prima di Putin, aveva millantato di ricorrere (stateve accuorte) alle «armi segrete». Ma soltanto lui, tra tutti i tiranni presenti e passati, è così maldestro da pianificare l’invasione d’una nazione libera e sovrana senza tenere conto del fatto che l’operazione militare avverrà in presa diretta sotto gli occhi del mondo intero. Criminale di guerra da strapazzo, Putin si comporta come i marxleninisti novecenteschi, che agivano nell’ombra, invisibili ai media, dietro cortine di ferro e di bambù. Gulag? Ma quale Gulag? Sono calunnie imperialiste. Decine di milioni di morti per le carestie pilotate dall’alto nell’Ucraina degli anni trenta e nella Cina maò-maò? Propaganda amerikana. Così ai vecchi tempi. Ma oggi le chiacchiere dei tiranni stanno a zero. Nessuno crede alle loro parole (a parte, naturalmente, i soliti casi umani, da Vauro all’Anpi). Via smartphone, o una volta acceso il televisore, siamo tutti a Kiev sotto le bombe, e sappiamo con certezza chi deve «denazificare» chi.