Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Missili houthi su Abu Dhabi: dietro c'è l'Iran Cronaca di Gabriella Colarusso
Testata: La Repubblica Data: 25 gennaio 2022 Pagina: 13 Autore: Gabriella Colarusso Titolo: «Missili su Abu Dhabi. La città degli affari nel mirino degli Houthi»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 25/01/2022, a pag.13, con il titolo "Missili su Abu Dhabi. La città degli affari nel mirino degli Houthi", la cronaca di Gabriella Colarusso.
Gabriella Colarusso
Abu Dhabi
Si è aperto un nuovo fronte nella guerra dello Yemen che dura da sette anni, ha fatto almeno 250mila vittime ed è considerato il conflitto per procura — tra l’Iran e l’Arabia saudita — tra i più feroci in Medio Oriente. Nell’ultima settimana, le milizie ribelli filoiraniane, gli Houthi, hanno attaccato due volte Abu Dhabi, la capitale degli Emirati e uno dei principali hub commerciali e turistici del Golfo. Ad Abu Dhabi ci sono le sedi di grandi imprese straniere, dalla tedesca Siemens all’americana Apple alla francese Oracle; c’è il quartier generale dell’Adnoc, la compagnia petrolifera statale emiratina; a circa 30 chilometri dalla città c’è la base militare al Dhafra che ospita soldati americani, britannici e francesi, ed è stata una delle principali piattaforme regionali per le operazioni Usa contro l’Isis e Nato in Afghanistan. Lunedì prima dell’alba gli Houthi hanno lanciato almeno due missili balistici in direzione della città. Le difese aeree emiratine li hanno intercettati grazie all’aiuto degli americani — è stata una «collaborazione », dice l’ambasciatore degli Emirati negli Stati Uniti, Yousef al Otaiba — e questo è un dettaglio importante perché il disimpegno Usa in Medio Oriente sta creando tensioni con gli alleati del Golfo — emiratini e sauditi — preoccupati per le incursioni dei Paesi vicini all’Iran nella regione: l’appoggio militare americano è un deterrente fondamentale. Nella base di Al-Dhafra, i militari americani si sono rifugiati nei bunker e poi hanno risposto al fuoco con i missili Patriot, ha confermato all’ Associated Press una fonte del Pentagono. L’attacco ha costretto la compagnia di bandiera Ethiad a interrompere per precauzione il traffico aereo per circa un’ora. Era già successo una settimana fa quando gli Houthi hanno colpito con missili da crociera e droni il sito petrolifero di Mussafah, a 20 km dalla capitale emiratina, e una zona vicino all’aeroporto facendo tre vittime. I ribelli yemeniti non sono nuovi a questo genere di operazioni, in passato hanno attaccato aeroporti, impianti petroliferi e oleodotti sauditi. Ma l’attacco del 17 gennaio è stato il primo contro gli Emirati. Abu Dhabi fa parte della coalizione a guida saudita che da sette anni combatte contro gli Houthi a sostegno del governo yemenita, anche se gli emirati hanno ridotto la loro presenza militare nel Paese. In riposta agli attacchi del 17, tra sabato e domenica la coalizione ha lanciato diversi raid sullo Yemen facendo più di 80 morti. E ieri il portavoce degli Houthi, Yehia Sarei, ha rivendicato l’attacco su Abu Dhabi promettendo nuove rappresaglie «finché continueranno i bombardamenti sul popolo yemenita». La guerriglia Houthi minaccia il lato più sensibile degli Emirati: gli affari. «Avvisiamo le aziende e gli investitori stranieri di lasciare gli Emirati! Questo è diventato un Paese pericoloso! », ha scritto Sarei. L’ambasciata Usa ieri avvertiva i connazionali a stare allerta, ad avere «coscienza della situazione». La guerra nello Yemen è un grosso punto di frizione tra America e Arabia Saudita: l’amministrazione Biden ha ridotto le forniture militari a Riad e ha rimosso gli Houthi dalla lista delle organizzazioni terroristiche ma ora gli alleati del Golfo chiedono a Washington di tornare sui suoi passi. Il punto per Abu Dhabi è anche capire se nella recente escalation sia coinvolto l’Iran, con cui pure l’emirato ha aperto un canale di dialogo negli ultimi mesi. Teheran nega di fornire armi agli Houthi, ma i rapporti dell’Onu e dalla Dia americana hanno provato il passaggio di missili e droni. Secondo l’International Institute for Strategic Studies «l’Iran continua senza dubbio a trasferire direttamente missili fuori dai suoi confini » ma anche a trasferire alle milizie alleate il know how per svilupparli in loco.
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