Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Londra nelle mani della finanza islamica Cronaca di Antonello Guerrera
Testata: La Repubblica Data: 12 gennaio 2022 Pagina: 15 Autore: Antonello Guerrera Titolo: «Aziende quotate in borsa e immobili, così l’élite di Nur-Sultan investe nella City»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 12/01/2022, a pag.15, con il titolo "Aziende quotate in borsa e immobili, così l’élite di Nur-Sultan investe nella City" il commento di Antonello Guerrera.
A destra: Nursultan Nazarbayev
La finanza islamica - non solo quella del Kazakhstan - ormai controlla gran parte della City di Londra. Oggi in Inghilterra, domani in Italia?
Ecco l'articolo:
Antonello Guerrera
«Grazie al primo presidente, Nursultan Nazarbayev, aziende ad alto reddito e persone ricche sono emerse nel nostro Paese. Ma è giunto il momento per loro di pagare i debiti al popolo del Kazakistan». È l’accusa del presidente kazako, Kassym-Jomart Tokayev, al suo predecessore ed ex mentore, Nursultan Nazarbayev. Ma che Tokayev, alla luce delle sanguinose proteste degli ultimi giorni, ha destituito da capo del Consiglio di sicurezza, assumendone l’incarico, rilanciando le voci di esilio per l’ex presidente. Proclami alla “Robin Hood”, quelli di Tokayev, ma irrealistici. Perché molti oligarchi e paperoni del Kazakistan hanno da tempo investito e portato soldi all’estero, con la benedizione e la regia di Nazarbayev. Su tutti nella City di Londra, tanto che ieri il Financial Times ha sottolineato come «la soppressione delle proteste civili alimenti l’imbarazzo per le connessioni finanziarie tra Regno Unito e Almaty». «I disordini in Kazakistan », continua il quotidiano della City, «dimostrano perché le sue élite preferiscano Londra per i loro asset, business e seconde case. Il Regno Unito offre una valuta solida, operazioni bancarie offshore e leggi che presuppongono poche domande» agli investitori. Per esempio, istituti come Deutsche Bank, Credit Suisse e JPMorgan Chase hanno portato due grandi aziende minerarie kazake come Enrc e Kazakhmys a quotarsi a Londra negli anni Duemila. La prima è uscita dalla Borsa nel 2013 e ora è una holding britannica parte di Eurasian Resources Group (Lussemburgo). Pure Kazakhmys, controllata dall’uomo più ricco del Kazakistan, Vladimir Kim, ha fatto lo stesso l’anno scorso, per poi entrare nell’orbita dell’olandese Nova Resources, per un’operazione da circa 5 miliardi di euro sostenuta da Citygroup. Non solo. Il Kazakistan è indirettamente nell’indice Ftse 100 delle aziende più ricche della Borsa di Londra tramite la svizzera Glencore, tra le più grandi compagnie al mondo per commercio di materie prime, che possiede il 70% di Kazzinc, il più grande produttore di zinco, rame e piombo del Kazakistan. Non è un caso che, secondo il think tank Chatham House, la famiglia Nazarbayev ha le mani su circa 400 milioni di euro di patrimonio immobiliare a Londra, circa due terzi di quello delle élite kazake nel Regno Unito. E che la consulenza più importante a Kazakistan e Nazarbayev sino a qualche anno fa era fornita dalla Tony Blair Associates. Una società che non esiste più, e guidata proprio dall’ex primo ministro britannico, Sir Tony Blair.
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