IC7 - Il commento di Diego Gabutti 
Dal 20 al 25 settembre 2021
I demoni del fondamentalismo
Quando Stefan Zweig, nel 1936, pubblicò Castellio contro Calvino,  Castelvecchi 2015, non pensava soltanto alla teocrazia che Giovanni  Calvino e i suoi fondamentalisti avevano imposto ai ginevrini. Pensava  anche al demagogo pazzo che da tre anni stava facendo marciare i  tedeschi al passo dell’oca e che presto avrebbe messo l’Europa a ferro e  fuoco. Rivivesse, Zweig riscriverebbe il suo libro, colpendo come nel  1936 l’attuale centro esatto del bersaglio: il fondamentalismo islamico e  il suo gemello occidentale – la cancel culture, il politically correct,  il delirio della 'teoria Gender' – e al loro «ritornello che fa  rabbrividire», lo stesso di Calvino e di Hitler: «proibito, proibito,  proibito». 

Ogni epoca racconta la storia pro domo sua. Come, secondo i  surrealisti e i terroristi, non ci sono passanti innocenti, non ci sono  neppure storici imparziali, che osservano il mondo da un universo  parallelo che non ha contatti né conti in sospeso con il nostro, e che  non se ne lascia influenzare. C’è un Bonaparte X nell’Ottocento e ce n’è  uno Y nel Novecento. Quanti sono i Robespierre? Non si contano le  versioni tra loro incompatibili di Giulio Cesare o di Stalin. Da qualche  parte c’è uno storico che sta glorificando Pol Pot e un altro che  invece dice peste e corna di San Francesco. C’è il Maometto d’al  Baghdadi e quello di Charlie-Hebdo; c’è l’Islam degli Assassini e quello  degli assassinati. Ed è di questo, non più di Hitler e del  nazionalsocialismo, ma dell’islamismo radicale, come pure del  fondamentalismo gender e della letteratura (Shakespeare, Mark Twain)  messa all’indice nelle università americane, che finisce per parlarci,  novant’anni dopo, il libro di Zweig. Tolleranza e ragione (come dal 1917  al 1989, gli anni del totalitarismo ateo, della Čeka e della Gestapo,  l’età di Auschwitz e di Kolyma) sono tornate a essere idee nuove in  Europa. Come tutte le storie vere, anche Castellio contro Calvino è una  commedia morale: è l’eterno racconto delle guerre per la libertà, per i  diritti dell’individuo e contro il collettivo che si combattono in  Occidente fin dall’origine dei tempi. 
Incalzato dal fondamentalismo e dal suo tradizionale compagno  d’armi, il relativismo pavido e suicida dell’intellighenzia rococò,  l’Occidente non ha mai smesso di battersi, con brevi (sempre più brevi)  intervalli, contro i demoni che, ai tempi della teocrazia ginevrina, non  riuscirono a piegare l’umanista Sebastian Castellio. Questi affrontò  Calvino a muso duro, dopo che le autorità ginevrine, su mandato del loro  ayatollah onnipotente, avevano mandato al rogo un altro umanista,  Michele Serveto, colpevole d’aver «negato la Trinità», niente meno.  «Fino ai nostri giorni» – scrive Zweig guardandosi intorno con spavento  alla vigilia della guerra – «mai era stato imposto all’umanità un  sistema d’imbrigliatura più duro di questo; fin dal primo istante  Calvino, questo organizzatore geniale, rinchiude il suo gregge, la sua  “comunità”, in una fitta rete di regolamenti e di veti, le cosiddette  Ordinanze, e fonda allo stesso tempo un ufficio da cui controllare  l’applicazione del terrore da lui imposto in materia di costumi, il suo  Concistorium. 
Lo scopo di quest’ufficio è dapprima definito in modo ambiguo come  un “vegliare sulla comunità perché Dio sia riverito in modo puro”, ma  […] in realtà ogni manifestazione della vita, anche privata, cade sotto  il controllo dell’autorità. È tra i poteri degli anciens controllare la  vita d’ogni cittadino […] “anche le intenzioni e le opinioni” sono da  sorvegliare». Poi il calvinismo, come le altre sette protestanti e lo  stesso «papismo», presero una strada diversa da quella annunciata dai  roghi del Sant’Uffizio e dell’ISIS puritana. Magari anche l’islamismo  dei roghi a fuoco lento e delle decapitazioni in scena su YouTube  evolverà col tempo a religione domata per effetto di qualche «singolare  metamorfosi», come scrive Zweig del calvinismo. Forse si convertiranno  alle ragioni della libertà anche le furie del #MeToo e dei movimenti  No-VAX. Non ci scommetterei, ma chi lo sa. Sta di fatto, in ogni modo,  che l’Europa torna periodicamente ad affrontare «i suoi demoni e  fantasmi», e che finora li ha sempre esorcizzati e dispersi. Avanti  così, ferro toccando.

Diego Gabutti