Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
L'Iran a un passo dall'arma nucleare: e l'Occidente sta a guardare Commento di Franco Venturini
Testata: Corriere della Sera Data: 19 settembre 2021 Pagina: 30 Autore: Franco Venturini Titolo: «Allarme rosso sull'atomica di Teheran»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/09/2021, a pag. 30, con il titolo "Allarme rosso sull'atomica di Teheran", il commento di Franco Venturini.
Franco Venturini
II timore che l'Iran possa dotarsi in breve tempo di un ordigno nucleare è salito alle stelle dopo che il New York Times ha citato, nei giorni scorsi, un rapporto riservato. Secondo il documento a Teheran potrebbe bastare un mese per mettere a punto l'atomica, sfruttando l'uranio molto arricchito (al go per cento, anche se è stato dichiarato soltanto al 60 per cento) prodotto negli ultimi mesi da centrifughe di ultima generazione. Il brivido nella schiena è stato forte in molte capitali, anche se non risulta che l'Iran abbia risolto i problemi connessi alla miniaturizzazione delle testate, o quelli che sorgono quando il missile balistico rientra nell'atmosfera. E poi, a completare il quadro c'è la politica. Joe Biden, dopo la figuraccia di Kabul, ha più che mai bisogno di ottenere da Teheran il recupero dell'accordo anti-nucleare sottoscritto da Obama nel 2015 (l'arricchimento consentito dell'uranio era del 3,67 per cento) e poi sconsideratamente cancellato da Trump nel 2018. Ma anche l'Iran ha bisogno di una intesa, per alleviare il devastante peso economico delle sanzioni Usa. Si pensava dunque che i negoziati di Vienna (Usa, Iran, Francia, Gran Bretagna, Germania, Russia e Cina) potessero riprendere velocemente dopo le elezioni iraniane vinte dall'ultraconservatore Raisi. Invece Teheran continua a chiedere tempo, e il tavolo di Vienna è rimasto deserto. Al punto che nelle cancellerie occidentali si è insinuato un sospetto: forse l'Iran non è più interessato a un compromesso che fatalmente bloccherebbe l'arricchimento dell'uranio, forse vuole tempo per lavorare alla bomba, forse ha davvero già superato il fatidico go per cento di arricchimento? Speriamo di no. Ma se non ci sarà una svolta tempestiva, diventerà vero quello che Biden ha detto al premier israeliano Bennett per rassicurarlo: «Se il negoziato fallisce, gli Usa possono ricorrere ad altre opzioni». Speriamo di aver capito male.
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