Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Algeria-Marocco, la tensione cresce. E c'entra anche il rapporto con Israele Commento di Karima Moual
Testata: La Stampa Data: 12 settembre 2021 Pagina: 17 Autore: Karima Moual Titolo: «Tra Marocco e Algeria c'è di mezzo Israele»
Riprendiamo dalla STAMPA - Specchio di oggi, 12/09/2021, a pag. 17, con il titolo "Tra Marocco e Algeria c'è di mezzo Israele", l'analisi di Karima Moual.
Karima Moual
Il confine tra Algeria e Marocco
Attenzione a focalizzare l'attenzione solo su quel che sta avvenendo in Afghanistan, dimenticando che alle nostre spalle, a sud del Mediterraneo, si sta muovendo qualcosa di molto preoccupante. Ad esempio le ultime tensioni tra Marocco e Algeria, sfociate nella rottura dei rapporti diplomatici annunciata dal ministro degli esteri algerino, a seguito della visita a Rabat del ministro degli affari esteri israeliano Yair Lapid. In realtà, la pietra lanciata da Algeri su Rabat nasconde problemi di più ampie proporzioni. Che tra i due paesi del Maghreb non scorra buon sangue da qualche decennio è storia nota, così come è nota la disputa sul Sahara Occidentale. Il punto però è un altro: cosa vuole fare da grande l'Algeria? L'impressione infatti, è che il paese sia sempre più smarrito, nonostante abbia tutte le risorse (una su tutte il gas che fornisce anche all'Europa) per essere un modello di sviluppo nell'area.
A studiare e analizzare il percorso politico, sociologico ed economico di Algeri e Rabat, ci si rende conto, dati alla mano, del divario tra i due paesi: Rabat sta crescendo grazie a una tessitura di rapporti internazionali e una visione politica chiara sul futuro, Algeri continua invece ad avere i piedi piantati nel passato, senza alcuna strategia politica adeguata per far crescere il paese. E così, mentre il Marocco, con gli "accordi di Abramo", sceglie il recupero dei rapporti con Israele, con cui vi è un rapporto storico grazie anche alla comunità ebraica marocchina, e guarda in prospettiva alla risoluzione del conflitto israelo-palestinese, Algeri, fin dalla stipula dell'accordo, non fa altro che agitare in maniera incendiaria la più becera propaganda populista e antisemita, senza rendersi conto del danno che provoca anche sui palestinesi. Fare del Marocco un capro espiatorio continua ad essere l'unica tattica di Algeri, volta in realtà a distogliere l’attenzione dal fallimento che sta travolgendo il paese, governato da un regime che continua ad essere lo stesso anche se cambia facce e nomi - gli stessi algerini lo hanno ribattezzato "Isaba", banda senza scrupoli - e incapace di gestire i problemi interni. Tre in particolare: gli incendi boschivi che hanno colpito il paese quest'estate, la pandemia di Covid-19 e la disoccupazione che sta mangiando un'intera generazione.
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