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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Il Foglio Rassegna Stampa
08.09.2021 Anche l'Italia dice no alla conferenza di Durban, fiera di antisemitismo e antisionismo
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 08 settembre 2021
Pagina: 4
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «L'Italia non va a Durban. No alla festa dell'antisemitismo»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 08/09/2021, a pag. IV, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo 'L'Italia non va a Durban. No alla festa dell'antisemitismo'.

A destra: la conferenza di Durban, fiera di antisionismo e antisemitismo

Informazione Corretta
Giulio Meotti

Roma. L'Italia, in linea con altri paesi occidentali, non parteciperà alla prossima Conferenza mondiale contro il razzismo di Durban, che si svolgerà a settembre a New York. Nella Conferenza svoltasi nel 2001 in Sudafrica Israele venne definito uno "stato razzista e di apartheid". Dopo Stati Uniti, Canada e Australia, anche il Regno Unito a luglio aveva deciso di boicottare l'evento dell'Onu che si trasformò in una kermesse di pregiudizi anti-israeliani e antisemiti. Gli Stati Uniti hanno annunciato il mese scorso il loro boicottaggio dell'evento, fissato per il 22 settembre, a causa del "sentimento anti-israeliano del processo di Durban, utilizzato come forum di antisemitismo" e per "prendere di mira" Israele in modo unico e pregiudiziale. Poco dopo si sono aggiunti Canada e Australia, con motivazioni analoghe. Nella bozza finale della Conferenza mondiale contro il razzismo del 2001, nota come "Durban I" dal nome della città sudafricana dove si svolse, il caso palestinese era l'unico al mondo espressamente citato nella sezione "vittime di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza".

A Durban, il Forum delle ong approvò una risoluzione che definiva Israele uno "stato di apartheid razzista" accusandolo di genocidio. Durante l'evento vennero distribuiti materiali dichiaratamente antisemiti, come i "Protocolli dei Savi di Sion". La "strategia di Durban", che gioca sull'impalpabile confine fra critica e istigazione all'odio scavalcato dalle menzogne, si va diffondendo da più di un decennio in occidente in generale e in Europa in particolare. Ci sono i missili di Hamas e Hezbollah sotto l'ombrello pre-nucleare dell'Iran (ieri è evaso da Israele il leader delle Brigate dei martiri di al Aqsa). Poi c'è il campo di battaglia, non meno importante, delle idee, delle università, dei media. E qui è in corso qualcosa di agghiacciante, la facilità seduttiva con cui si dà credito a ogni accusa contro lo stato ebraico nell'insostenibile leggerezza con cui si trasforma l'unica democrazia del medio oriente in un mostro.

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