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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.08.2021 11 settembre 2001, qualcuno in Occidente esultò
Aldo Cazzullo risponde a un lettore

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 agosto 2021
Pagina: 29
Autore: Aldo Cazzullo
Titolo: «L'11 settembre di 20 anni fa. Qualcuno in Occidente esultò»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/08/2021 a pag.29, con il titolo "L'11 settembre di 20 anni fa. Qualcuno in Occidente esultò", la risposta di Aldo Cazzullo a un lettore.

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Aldo Cazzullo

L'11 settembre, il mondo ebraico e Israele. Un approfondimento a 18 anni  dal massacro delle Twin Towers | Mosaico

Caro Aldo, si avvicina sul calendario l'11 settembre. Vorrei essere al posto di uno studente ventenne (giustappunto) che a scuola ascolta la lezione dell'insegnante di storia incentrata sull'u settembre del 2001. Perché quella è indiscutibilmente una data storica, se non altro perché l'evento registrato ha cambiato un po' tutto. Non è facile dire come, quanto, dove, se in una parte del mondo più e meno altrove. Se fosse lei quell'insegnante, cosa direbbe di autenticamente storico a chi si accinge a scalare il faticoso monte della vita? Le considerazioni le lascerei agli scolari.

Alessandro Prandi

5 storie dell'11 settembre che meritano di essere conosciute - Wired

Caro Alessandro,
A vent'anni di distanza, forse è il momento di ragionare sull'11 settembre senza ipocrisie. Credo che di rado un avvenimento sia stato percepito in modo così diverso nella fascia della rappresentazione — la politica, i media e in quella della percezione pubblica. Ricorda la guerra in Iraq che ne seguì? In certi contesti chi non tifava per Saddam veniva guardato come un nemico del popolo. All'indomani del crollo delle due Toni, sentivi i più benevoli commentare che gli americani in fondo se l'erano cercata, e qualcuno apertamente rallegrarsi per l'umiliazione della superpotenza. Poi, certo, si capiva che l'allarme suonava anche per l'Europa, e ci sarebbero state conseguenze gravi pure per noi. Ma la doverosa solidarietà agli Stati Uniti non fu certo unanime. Girarono stupidaggini clamorose, tipo la voce — ovviamente falsa — che tra le vittime non c'erano ebrei, che sarebbero stati avvertiti prima. In Francia il best-seller dell'anno fu un saggio che sosteneva che nessun aereo si era mai schiantato sul Pentagono, e in sostanza gli americani si erano fatti l'attentato da soli; ebbe grande successo anche un libro sedicente umoristico, dal titolo «Dovendo parcheggiare un aereo a Manhattan è difficile evitare le Torri», che sinceramente non trovavo spiritoso. Meno audience ebbe un bellissimo pamphlet di André Glucksmann, «Dostoevskij a Manhattan». L'idea del filosofo purtroppo scomparso era che il terrorismo islamista fosse la nuova incarnazione del nichilismo. Uomini disposti a sacrificare se stessi erano capaci di tutto; anche di usare un'arma atomica, che potrebbe diventare disponibile in futuro a causa della proliferazione nucleare e della permeabilità dei sistemi di sicurezza di alcuni Stati.

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