Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Afghanistan: uno 'Stato fallito' in balia del terrorismo islamista Editoriale di Maurizio Molinari
Testata: La Repubblica Data: 27 agosto 2021 Pagina: 1 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Il ritorno dei kamikaze»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 27/08/2021, a pag. 1, con il titolo "Il ritorno dei kamikaze", l'editoriale del direttore Maurizio Molinari.
A destra: Joe Biden con Anthony Blinken
Maurizio Molinari
L’ attacco terroristico multiplo contro l’aeroporto di Kabul, con il pesante bilancio di vittime afghane e americane, porta con sé il timbro dei kamikaze dello Stato Islamico (Isis). È una mossa sanguinaria con cui i jihadisti dimostrano di saper sfruttare errori e debolezze dei loro avversari. Gli errori del presidente americano, Joe Biden, che ha avallato un ritiro affrettato — contro l’opinione del Pentagono e dell’intelligence — credendo nella possibilità di affidare la stabilità dell’Afghanistan ai talebani e alle loro promesse sottoscritte a Doha nel 2020. E le debolezze dei talebani che, arrivati a Kabul senza sparare un colpo sono palesemente privi di apparati di sicurezza e di leader capaci di controllare il territorio nazionale e impedire le infiltrazioni della "Provincia del Khorasan", espressione locale dei rivali jihadisti dell’Isis.
A conferma delle evidenti vulnerabilità del patto Usa-talebani sulla transizione a Kabul, i jihadisti sono riusciti a eseguire l’attacco multiplo nonostante il capo della Cia, William Burns, sia arrivato a Kabul per incontrare il capo dei talebani, Baradar, proprio al fine di impedirlo, affermando di avere prove schiaccianti sulla pianificazione in corso da parte dell’Isis. Il risultato è che l’Afghanistan da cui gli americani hanno fretta di ritirarsi e che i talebani non riescono a controllare si presenta oggi come il più invitante degli "Stati falliti" dove l’Isis può avere l’ambizione di risorgere, con obiettivi talmente feroci da far impallidire ciò che rest a della vecchia Al Qaeda. Inviando un messaggio inequivocabile a chi — da Mosca a Pechino, da Teheran e Islamabad — già faceva piani per un riassetto strategico regionale a proprio vantaggio: chiunque si avvicinerà a Kabul dovrà fare i conti con la Jihad. Il tutto condito dall’esaltazione delle altre "province" dell’Isis, dal Sahel allo Yemen, dal Corno d’Africa al Nord della Siria, che vedono nella strage di Kabul l’inizio di un possibile riscatto a quasi quattro anni dalla caduta di Raqqa.
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