Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Turchia: la dittatura islamista di Erdogan Cronaca di Gabriella Colarusso
Testata: La Repubblica Data: 07 agosto 2021 Pagina: 23 Autore: Gabriella Colarusso Titolo: «Selfie nel museo del sesso, influencer turca a processo»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 07/08/2021, a pag.23, con il titolo "Selfie nel museo del sesso, influencer turca a processo", la cronaca di Gabriella Colarusso.
Gabriella Colarusso
Recep Tayyip Erdogan
Un viaggio ad Amsterdam per il compleanno, una visita al celebre Museo del Sesso, le foto che finiscono online e l’ironia divertita di una giovane influencer che si trasforma in un problema giudiziario e politico. La storia di Merve Taskin è diventata un caso in Turchia. Un anno e mezzo fa, a gennaio del 2020, Taskin ha deciso di festeggiare i suoi 22 anni in Olanda. Un viaggio con due amici, come fanno tanti ragazzi e ragazze della sua età. Solo che Taskin ha circa 500mila persone che la seguono sui suoi account social , Instagram , Twitter , è una influencer in ascesa e quel che fa e condivide ha un impatto diverso. Qualche mese dopo essere tornata a Istanbul, la sua città, è stata arrestata e trattenuta per una notte in commissariato. La polizia voleva avere dettagli del suo soggiorno ad Amsterdam e di quelle foto pubblicate sui suoi profili social, materiale che per le autorità turche è osceno: immagini di lei nel museo con alcuni sex toys come la pasta a forma di pene, un apribottiglie per l’erotismo. La ragazza spiega loro che si trattava di un gioco, che la divertiva quel luogo così peculiare e che non intendeva offendere nessuno, ha raccontato alla Bbc , che si è occupata della sua storia dopo che il caso è esploso sulla stampa olandese. Il fermo dura una notte, Taskin viene rilasciata e cerca di lasciarsi questa storia alle spalle.
Merve Taskin
All’inizio di quest’anno il caso si riapre. Viene convocata in tribunale e accusata di aver violato l’articolo 226 del codice penale turco: pubblicazione di materiale osceno che in Turchia può essere punita anche con il carcere da sei mesi fino a tre anni, spiega l’emittente britannica che è riuscita a contattare la ragazza e ha visto uno screenshot della convocazione in tribunale con l’imputazione. «Devo andare in tribunale il 26 ottobre a causa dei post che ho pubblicato dal museo del Sesso di Amsterdam, dello shopping che ho fatto al mercato e di molti post e tweet umoristici. Non so cosa deciderà il giudice, ma grazie per il vostro supporto », ha scritto la ragazza su Twitter il 5 agosto. La direttrice del Museo, Monique van Marle, ha parlato con la Bbc e si è schierata in sua difesa definendo la situazione «assolutamente ridicola » e rivelando di aver inviato a Taskin un messaggio di sostegno: «Mi dispiace per i problemi in cui ti trovi», sei un «grande modello per le altre donne: il nostro museo ha lo scopo di educare le persone di tutto il mondo sulla storia del sesso. Ti ammiriamo per aver espresso te stessa e aver pubblicato tali immagini ». Il caso di Taskin è solo l’ultimo episodio della stretta che negli ultimi anni il governo di Erdogan ha impresso alla libertà di espressione e di stampa in Turchia. L’anno scorso il Parlamento ha approvato una legge che obbliga i social network come Twitter , Facebook e Instagram ad avere rappresentanti legali in Turchia per gestire le richieste dei tribunali nel caso di pubblicazione di contenuti che violino le leggi turche e che devono essere rimossi entro 48 ore. La normativa prevede anche che i social conservino i dati su server locali, cosa che ha messo in allarme gli attivisti per diritti digitali per la possibilità che questo favorisca la censura e il controllo da parte del governo. «La Turchia rimane uno dei luoghi più difficili per esercitare il proprio diritto alla libertà di parola e di espressione», scrive Freedom House nel suo rapporto annuale sullo stato delle libertà politiche, civili e di espressione nel mondo. L’organizzazione considera la Turchia un Paese «non libero».
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