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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.07.2021 No al velo islamico (e a altri simboli religiosi) al lavoro
Cronaca di Francesca Basso

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 luglio 2021
Pagina: 17
Autore: Francesca Basso
Titolo: «Il Tribunale dell'Unione: si può vietare il velo al lavoro»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 16/07/2021, a pag. 17, l'articolo di Francesca Basso dal titolo "Il Tribunale dell'Unione: si può vietare il velo al lavoro".

Burqa e velo islamico: tra oppressione religiosa e prevaricazione  occidentale - Mar dei Sargassi

E’ una sentenza che farà discutere. La Corte di giustizia dell'Ue ha stabilito che il divieto di indossare sul luogo di lavoro qualsiasi forma visibile di espressione delle convinzioni politiche, filosofiche o religiose può essere giustificato dall'esigenza del datore di lavoro di presentarsi in modo neutrale nei confronti dei clienti o di prevenire conflitti sociali». La Corte si è espressa sul caso di due dipendenti di aziende tedesche che erano incorse in procedimenti interni per aver indossato il velo al lavoro. In uno dei due casi il datore di lavoro interessato aveva anche chiesto e ottenuto che una dipendente che indossava una croce religiosa la togliesse. La sentenza della Corte si riferisce a qualsiasi forma visibile delle «convinzioni politiche, filosofiche o religiose». I giudici del Lussemburgo sottolineano che la giustificazione del divieto legato alla necessità di esprimere una neutralità «deve rispondere a un'esigenza reale del datore di lavoro» e che «nell'ambito della conciliazione dei diritti e interessi in gioco, i giudici nazionali possono tener conto del contesto specifico del rispettivo Stato membro e, in particolare, delle disposizioni nazionali più favorevoli per quanto concerne la tutela della libertà di religione». Per la Corte il fatto di Indossare segni o indumenti per manifestare la religione o le convinzioni personali rientra nella «libertà di pensiero, di coscienza e di religione». Quando il divieto di indossare segni o indumenti è «Indifferenziato», cioè riguarda tutti i dipendenti, non costituisce una discriminazione diretta fondata sulla religione o sulle convinzioni personali purché il divieto sia giustificato dalla volontà del datore di lavoro di perseguire una politica di neutralità.

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lettere@corriere.it

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