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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.05.2021 Siria: la commedia tragica di Assad l'assassino
Commento di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 maggio 2021
Pagina: 19
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Voto farsa per Assad, il presidente che illuse l'Occidente»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/05/2021, a pag.19, con il titolo "Voto farsa per Assad, il presidente che illuse l'Occidente", il commento di Lorenzo Cremonesi.

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Lorenzo Cremonesi

Siria, sotto accusa per crimini di guerra Asma Assad, moglie del presidente  Bashar. Rischia di perdere la cittadinanza britannica - Open
Asma e Bashar Assad

Quante patetiche illusioni accompagnarono quel luglio di 21 anni fa le simpatie, persino l'entusiasmo, con cui le opinioni pubbliche occidentali accolsero la nomina di Bashar Assad a diciannovesimo presidente della Siria moderna! Oggi, in occasione delle elezioni farsa che per la quarta volta confermano il suo mandato con un risultato gonfio di brogli, una valutazione s'impone alla nostra attenzione: Bashar ha coerentemente svolto il suo ruolo di dittatore figlio di dittatore, rampollo di un regime che lui ha conservato intatto, nonostante immense difficoltà. Damasco negli ultimi dieci anni ha resistito all'impeto della «primavera araba», ha represso, imprigionato, torturato, ucciso, ha abilmente sfruttato il sostegno russo e iraniano. Eppure, nell'estate del Duemila sembrò potesse nascere qualche cosa di diverso. Hafer Assad era appena deceduto. La scomparsa dell'uomo forte che per tre decadi aveva retto il Paese col pugno di ferro apriva spiragli. L'allora 35enne secondogenito Bashar era una figura atipica medico, faccia pulita, pareva lontano dal mondo dei generali e 007 che frequentavano il palazzo presidenziale. Per un paio d'anni si favellò di una «primavera di Damasco». Però, già nel 2005 l'assassinio del leader sunnita libanese Rafiq Hariri fu accolto dal silenzio-consenso del Presidente. Nel 2011 Bashar parlò, ma furono soltanto messaggi di fuoco e morte contro chi chiedeva elezioni monitorate dall'Onu. Da allora i morti sono circa 500.000, i profughi all'estero oltre 5 milioni, il Paese devastato. Bashar ha vinto: il prezzo è stato terrificante.

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