Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Quel "ma" di circostanza che accompagna in modo condizionato ogni riconoscimento dello stato d'assedio in cui vive Israele coi terroristi in casa, è lo stesso identico "ma" di quelli che dicevano di provare pietà per le vittime delle Due Torri, "ma". Un "ma" che in verità significa che tanto Israele quanto l'America se li sono cercati i guai di cui sono vittime. E fa da muro dividendo chi capisce quanto sia alta la posta in gioco per la sopravvivenza della nostra civiltà, da chi invece con il cosiddetto buonismo mette la propria civiltà a repentaglio. Divide gli italiani fra quelli frequentabili e quelli che molto a malincuore in cuore non si riescono più a considerare amici. Questi ultimi ormai si riconoscono subito. Sono quelli che non solo subito dopo l'11 settembre ma anche mesi dopo continuano a dichiararsi "americani," ritenendo l'aggettivo sinonimo della civiltà occidentale e tutti i valori inerenti ad essa. Con lo stesso spirito dovremmo dichiararci tutti ebrei e israeliani.
Invece sono tornati di moda i palestinesi. Due mesi fa partivano persino le delegazioni europee per donare il sangue ai feriti nei "campi profughi" (ma dopo 40 anni ha senso chiamarli tali?), a fare da scudi umani contro i brutti cattivi carri armati ebrei, a controllare lo stato d'animo di Arafat ed a raccontarci in televisione il suo grande valore rappresentativo per il popolo palestinese. E ancora oggi partano con la pretesa di controllare il comportamento dei israeliani.
Hanno la memoria corta. Non ricordano più nenmmeno le sofferenze del popolo per il quale adesso dimostrano o indifferenza o disprezzo. Ah, no, scusate, sono gli ebrei che hanno l'amnesia, che da vittime di mezzo secolo fa sono diventati i carnefici di oggi. O almeno è questa la favola che adesso ci raccontano i nostri buoni ipocriti che stanno sempre dalla parte della ragione.
Non riuscivo a capire come fosse possibile che i nostri buonisti si dessero così tanto da fare per anni a raccontare le sciagure della Shoah, per poi essere così indifferenti alle piaghe odierne della società ebraica e stare culo e camicia con Arafat e Co. Adesso ho capito. Non glie n'è mai importato niente degli ebrei, come non glie n'è mai importato dei lavoratori. Servivano come scusante per giustificare la lotta al nemico: Il capitalismo. E la memoria del fascismo serviva a mantenere viva la loro ragione d'essere quando oramai il comunismo era morto e sepolto tranne che in Cuba, in Corea del Nord, e nei loro "die hard" cuori.