Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
La festa dei tifosi dell'Inter in Israele Cronaca di Fabrizio Guglielmini
Testata: Corriere della Sera Data: 05 maggio 2021 Pagina: 5 Autore: Fabrizio Guglielmini Titolo: «L'ambasciatrice Sharon e i nerazzurri d'Israele: 'Un ponte con Tel Aviv'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA - Milano di oggi, 05/05/2021, a pag.5, con il titolo "L'ambasciatrice Sharon e i nerazzurri d'Israele: 'Un ponte con Tel Aviv' ", il commento di Fabrizio Guglielmini.
«Appena si è saputo dello scudetto, sui social hanno cominciato a scrivermi i tifosi da Israele per chiedermi di spedire le nuove maglie "I M scudetto" che a Tel Aviv non si trovano». Sono infinite le vie del tifo calcistico e Sharon Ifrah — israeliana e milanese d'adozione dal 2004 — è diventata una delle anime cosmopolite dell'Inter club Banda Bagaj, fondato da Massimiliano Rezza e da Virginio Motta nel 2006. Un club divenuto improvvisamente noto nel 2009 quando, durante il derby meneghino, alcuni ultrà rossoneri aggredirono Virginio fino a fargli perdergli un occhio. Una vicenda che avrà un tragico epilogo con la sua scomparsa nel 2012. Il club però non si è fermato e anno dopo anno ha rilanciato i valori della non-violenza: anche con l'arrivo di Sharon Itzah, irriducibile tifosa che ha creato un «ponte» fra i tifosi di Tel Aviv e il club che oggi conta 25o tesserati di cui una settantina sono israeliani, residenti a Milano o in patria, oltre ad arabi e musulmani, drusi e cattolici che formano un composito gruppo di «interisti a distanza» che in tempi pre-Covid erano a San Siro almeno tre volte all'anno. «Quando ho conosciuto Sharon — dice Massimiliano, presidente del club — ci siamo subito trovati d'accordo nel pensare a una tifoseria pacifica, senza distinzioni religiose o politiche. Col tempo Sharon è diventata il faro per i tifosi israeliani: è lei a trovare biglietti e merchandising per accontentare tutti». Per Banda Bagaj (bagaj sta per ragazzino in dialetto milanese) conta solo la squadra: «Forse più di altri, il nostro club accomuna persone diverse che condividono i valori alla base di ogni sport — racconta Sharon che si è trasferita in Italia nel 2004 dove ha conosciuto il marito, Cristiano Pravettoni, anche lui interista doc. C'erano anche loro a festeggiare domenica per lo scudetto anticipato di un mese, ma in un punto più defilato rispetto a piazza Duomo: «Volevamo esserci ma senza correre rischi inutili, così ci siamo fermati in Cordusio per rispettare le distanze ed evitare gli assembramenti». Da quando si è iscritta al club nel 2014, Sharon si è messa a disposizione di chi vive lontano da Milano e che via Facebook vuole sentirsi vicino alla squadra attraverso ambasciatori della tifoseria come lei. «Ci sono stati momenti che non esito a definire storici — ricorda Sharon — come la trasferta di qualche anno fa per Beer Sheva-Inter. Beer Sheva è una cittadina da 40mila abitanti e ha un solo 4 stelle. Per conoscere l'allora manager Fabio Pinna abbiamo pernottato anche noi lì e da allora è nato un rapporto di stima e continuità». Del club fanno parte anche iracheni che vivono in Olanda e che in tempi pre-Covid ogni tanto erano sugli spalti di San Siro per seguire la squadra. «Le occasioni per fare amicizia con persone che la pensano in modo diverso da te sono tante — conclude Sharon — l'Inter ci accomuna e le distinzioni restano fuori dalla porta».
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