Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Testata:Informazione Corretta Autore: Barbara Mella Titolo: «La giustizia palestinese»
La notizia, per una volta, è uscita dallo stretto circuito degli "addetti ai lavori" ed è stata pubblicata: un ragazzo palestinese di diciassette anni è stato sequestrato e selvaggiamente torturato affinché "confessasse" che sua madre collaborava con Israele; alla fine ha "confessato" e la donna, vedova, madre di sette figli - il più piccolo di tre anni - è stata a sua volta sequestrata e assassinata. Se la donna avesse subito un processo più o meno equo, potrebbe interessarci sapere, capire se effettivamente fosse o no una collaborazionista, ma il modo bestiale in cui è stata uccisa rende del tutto vana e oziosa tale questione. L'unica questione che ci appare degna di attenzione è il funzionamento della "giustizia" palestinese. Abbiamo visto, in altre occasioni, le foto dei sospetti o presunti collaborazionisti letteralmente macellati, appesi in piazza, attaccati alle auto e trascinati per le città o i villaggi; abbiamo visto i filmati delle fucilazioni di persone condannate a morte dopo "processi" durati dieci minuti, senza dibattimento, senza avvocato, senza, ovviamente, diritto al ricorso. Abbiamo visto, in poche parole, che cos'è la giustizia palestinese. E ci chiediamo: dove sono gli attivisti dei diritti umani, sempre pronti a levare alti lai contro le "brutalità" israeliane? Dov'è Amnesty International, sempre in prima linea nel puntare il dito accusatore contro Israele? Dov'è l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, infaticabilmente impegnata a sfornare risoluzioni antiisraeliane? Dove sono i Casarini, gli Agnoletto, i Josè Bové, intrepidi combattenti contro le ingiustizie del mondo? Dov'è colui che, solo pochi mesi fa, ha levato alta la sua voce contro "un'occupazione che si fa sterminio"? Dove sono tutti costoro? E un'altra domanda ci viene spontaneo porci: che cosa dobbiamo aspettarci da uno stato palestinese che usa i metodi di Didi Amin Dada, di Bocassa, dei toton macoute, degli squadroni della morte delle dittature fasciste sudamericane? Siamo davvero sicuri che - come in molti amano sostenere - una volta che un tale stato vedrà la luce, il Medio Oriente conoscerà finalmente la pace? L'Autorità Palestinese, beninteso, ha tutto il diritto di neutralizzare chi collabora con quello che essa considera il nemico - anche se è stata l'AP stessa a scegliere di avere Israele per nemico invece che per amico - ma le macellazioni sulla pubblica piazza ben poco hanno a che fare con l'autodifesa. E difficilmente possono indurci a vedere con favore la nascita di uno stato che usa tali metodi come pratica quotidiana.