Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Attentati come dettagli e una carriera finita male
Testata:Corriere della Sera Autore: Maurizio Porro Titolo: «Monicelli:girare assieme in Palestinaci ha ridato l'entusiasmo che avevamo all'inizio della carriera»
Disgustose dichiarazioni di Mario Monicelli in questa intervista, di cui riportiamo la prima parte, relativa alla situazione in Medio Oriente.
Che esperienza è stata? «Ho visitato Ramallah e Jenin per vedere la vita quotidiana della gente. Sono luoghi inquietanti e la Terra Promessa non è poi così bella, al di là dell'immaginazione biblica. I palestinesi, poiché sono i più istruiti, non sono simpatici agli altri arabi, e infatti nessuno li accoglie,
Monicelli ha fatto indagini approfondite sul livello culturale delle varie popolazioni arabe? E davvero si immagina che il motivo del rifiuto degli altri arabi sia in questa presunta superiorità culturale? E con queste premesse il signor Monicelli si immagina di avere qualcosa da dire e da insegnare? un destino per certi versi simile a quello degli ebrei E date le premesse, non possiamo aspettarci che conclusioni di questo genere!
Noi undici registi abbiamo incontrato Arafat che si è informato sul nostro lavoro. Non sono stato in trincea con lui come hanno detto. Che se ne farebbe Arafat di un 87enne come me?». Come era nata l'idea? «Dal produttore Mauro Berardi con la società "Luna rossa", che ha riunito un gruppo di amici giovani e vecchi, con Scola, la Labate, Giannarelli, Wetzel, la Gamba, Martinotti, la Berlinguer, coordinati da Maselli, per osservare la vita in Medio Oriente. Ciascuno si è ritagliato un argomento, un luogo. Vedremo come usare tutto questo materiale». Quale film ne uscirà? «Come ha detto anche Scola, non è cinema militante nel vero senso della parola. Eravamo undici registi con undici idee, undici pareri e punti di vista». Avete scelto luoghi diversi? «Scola ha girato il suo materiale a Tel Aviv, Maselli ha scelto di raccontare la vita di un ragazzino di 11 anni sulle rovine, come in "Germania anno zero" di Rossellini. Io ho ripreso la vita degli studenti di Gaza e la loro fatica per andare all'università; ho seguito due ragazze tipo alle prese con i problemi dei check point, con lo sbarramento di Ramallah: è gente coraggiosa che vive questi tremendi disagi con grande vitalità e una tranquilla, impressionante tenacia A quanto pare Monicelli non è riuscito invece a vedere con quale impressionante tenacia questa gente si batta per la distruzione di Israele.
Ci siamo trovati sul posto quando, dopo un attentato a Gerusalemme, gli israeliani hanno cannoneggiato il quartier generale di Arafat. E l'attentato, chiaramente, non è che un insignificante dettaglio. E che quell'attentato non sia stato che l'ultimo di un'impressionante serie di attentati che in un mese hanno provocato centotrenta morti e migliaia di feriti, mutilati, invalidi permanenti - civili innocenti, donne, bambini, vecchi sopravvissuti ai campi di sterminio - non è neppure degno di menzione!
Ho sentito di notte, a intervalli, i primi colpi, alla radio non capivo nulla, poi sono riuscito a riaddormentarmi Ma come? Non ci avevano raccontato che hanno orrendamente cannoneggiato per tutta la notte?!
Ma il mattino dopo, abbiamo filmato la distruzione, le macerie. Eppure la gente riempiva strade, negozi e bancarelle, dimostrando che la vita continua». Già: quando si distruggono le case, come fanno gli israeliani, la vita continua. Quando invece si riducono i corpi in brandelli, come fanno i palestinesi, la vita non continua più. Ma anche questo è un insignificante dettaglio Invitiamo i nostri lettori a scrivere al Corriere il loro parere sulle dichiarazioni di Monicelli, cliccando sulla e-mail sottostante. Si aprirà una lettere di posta elettronica già pronta per essere compilata e spedita.