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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Nazione Rassegna Stampa
07.09.2020 Il film 'Non odiare' e il dilemma di Gassmann
Commento di Giovanni Bogani

Testata: La Nazione
Data: 07 settembre 2020
Pagina: 23
Autore: Giovanni Bogani
Titolo: «Il dilemma di Gassmann: medico ebreo davanti al neonazista»
Riprendiamo da NAZIONE/RESTO del CARLINO/IL GIORNO di oggi 07/09/2020, a pag.23 con il titolo "Il dilemma di Gassmann: medico ebreo davanti al neonazista" il commento di Giovanni Bogani.

Non odiare - Film (2020)
La locandina

Un applauso sentito, prolungato, accompagna i titoli di coda di Non odiare, film d'esordio di Mauro Mancini, con Alessandro Gassmann e Sara Serraiocco, che ha aperto la Settimana della critica, sezione parallela della Mostra. Non odiare affronta i temi del razzismo, dell'intolleranza, dell'antisemitismo. Racconta di giovani neonazisti perduti in periferie e povertà materiali e umane. Il film sarà da giovedì nelle sale italiane. «Appena ho letto la sceneggiatura, mi sono emozionato», dice Gassmann, che nel film interpreta un chirurgo ebreo di fronte a un dilemma terribile: salvare o no la vita a un neonazista che ha tatuato sul corpo una svastica e il simbolo delle SS? Alessandro Gassmann, che ha da poco riscoperto le origini ebraiche della propria famiglia - «mia nonna era ebrea, dovette italianizzare il suo cognome da Ambron in Ambrosi, viveva a Pisa nel ghetto» - parla del suo personaggio: «La sceneggiatura che ho letto era perfetta: secca, non ridondante di parole odi romanticismi, come tanto cinema che non amo. Una storia asciutta, essenziale, come poi è venuto fuori il film, credo». «L'odio razziale - prosegue Gassmann - Alessandro Gassmann, 55 anni, ieri a Venezia esiste ancora, non è stato seppellito. Basta guardare che cosa succede ora negli Stati Uniti. Ci eravamo illusi che l'odio fosse sparito: non è così. E la memoria corre sempre il rischio di cancellarsi. Va tenuta in esercizio. In questo mondo odio e violenza verbale sono sempre più presenti. Gli haters non vanno sottovalutati, perché chi insulta o minaccia dietro uno smartphone scatena reazioni che possono essere pericolose. Chi può, chi ha la cultura per capire, deve metterci la faccia, deve favorire il dialogo. II clima è pericoloso», prosegue Gassmann: «Il virus ha acuito problemi e difetti della nostra società». «Il film parla del peso degli errori dei padri che ricadono sui figli», dice ancora Alessandro. «Questo paese ha vissuto una dittatura perché ha sottovalutato il problema dell'odio. Dato che abbiamo il vantaggio di averlo vissuto, abbiamo un'arma in più per tenercene lontani. Abbiamo il dovere di non essere indifferenti».

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