Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
L'antisemitismo tedesco nel medioevo: ecco in italiano 'Gli ebrei di Colonia' Recensione di Massimo Novelli
Testata: Il Fatto Quotidiano Data: 18 giugno 2020 Pagina: 18 Autore: Massimo Novelli Titolo: «L'eterno ritorno dell'antisemitismo, dagli 'Ebrei di Colonia' alle pandemie di oggi»
Riprendiamo dal FATTO Quotidiano di oggi, 18/06/2020, a pag.18 con il titolo "L'eterno ritorno dell'antisemitismo, dagli 'Ebrei di Colonia' alle pandemie di oggi", l'articolo di Massimo Novelli.
Massimo Novelli
La copertina (Robin ed.)
“Solo che a farmi indignare oggi non è il passato, ma il presente. Allora quasi nessuno pensava che la natura ferina del XIV secolo, nutrita da preti e frati, potesse risvegliarsi di nuovo nel seno del popolo tedesco". Era il 1897 quando il narratore e giornalista tedesco Wilhelm Jensen (1837-1911) scrisse la prefazione alla ristampa del suo romanzo storico Gli ebrei di Colonia (Die Juden von Cölln), un'opera giovanile, pubblicata nel 1869, che era nobilmente votata a narrare e a denunciare gli orrori dell'antisemitismo germanico nel Medioevo. Tanto che il libro fu apprezzato da Theodor Herzl, il fondatore del sionismo. Sembravano vicende dei secoli più bui, storie della peste nera, la stessa di Giovanni Boccaccio. Invece, a distanza di tanto tempo, avvertì Jensen nel 1897, quel "feroce ruggito" dell'antisemitismo, l'odio dell'antigiudaismo cattolico, divamparono e risuonarono nuovamente. In Francia era scoppiato il caso di Alfred Dreyfus. In Germania si era svolto a Dresda, nel 1882, il primo congresso mondiale antiebraico, e nel 1885 erano stati espulsi 10 mila ebrei russi che si erano rifugiati in terra tedesca dopo i pogrom zaristi degli anni precedenti. Così la storia che aveva scritto, quasi trent'anni prima, si inverò ancora una volta, diventando bestialmente il presente. Alla vigilia del 1900, insomma, quanto era stato descritto da Jensen per il Medioevo si ripeteva; e la menzogna, le stupidità e le follie di massa facevano a pezzi come allora la ragione e la verità. AMICO DI SIGMUND FREUD, che si ispirò a una sua novella, Gradiva, per l'indagine psicoanalitica sull'arte, Jensen aveva raccontato l'assalto al ghetto della città di Colonia, a metà del 1300, mentre infuriava la peste nera, e la distruzione di quella che era la più grande comunità israelitica della Germania. La pestilenza aveva alimentato in molti cattolici l'ossessione della "Fine dei Tempi", scatenando l'individuazione di un untore, ossia di un colpevole, identificato nell'ebreo, "uccisore di Nostro Signore Gesù Cristo" e "avvelenatore dei pozzi".
Gli ebrei di Colonia non era mai stato tradotto in italiano. Esce dunque ora, per la prima volta, grazie alla Biblioteca del Vascello-Robin, in una elegante edizione curata da Claudio Salone. È un romanzo, quello di Jensen, che anticipa, con una notevole preveggenza e una straordinaria lucidità di visione storica, ciò che sarebbe avvenuto in Germania negli anni Trenta-Quaranta con Hitler e il nazismo. Nello stesso tempo è una narrazione che ci è vicina proprio adesso, in questi mesi di novelle pandemie, di fronte al mai tramontato razzismo, al cospetto dell'eterno ritorno dell'antisemitismo. La lezione di Jensen, tuttavia, il suo messaggio imperituro, come avverte Salone nell'introduzione al romanzo, richiamano l'amore e la solidarietà dei perseguitati, "che talvolta riescono a valicare gli steccati che la Storia ha innalzato tra di loro, nel riconoscimento di un destino comune, illuminato dalla Luce della Ragione".
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