Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
'Black lives matter': proteste e scontri a Minneapolis Cronaca di Francesco Iannuzzi
Testata: La Stampa Data: 29 maggio 2020 Pagina: 14 Autore: Francesco Iannuzzi Titolo: «Minneapolis brucia. Un morto negli scontri»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/05/2020, a pag.14, con il titolo "Minneapolis brucia. Un morto negli scontri" la cronaca di Francesco Iannuzzi.
Una scena delle proteste di ieri a Minneapolis
Minneapolis è travolta dalle proteste e dalla violenza dopo l'uccisione da parte di quattro agenti di un afroamericano. I video dell'arresto finito in tragedia sono stati diffusi online e hanno scatenato un'ondata di nuove manifestazioni contro il razzismo istituzionale, sulla scia del movimento «Black lives matter», le vite dei neri contano. Nei filmati si vede George Floyd, dopo l'arresto, a terra con un agente che gli preme un ginocchio sul collo per 8 minuti: Floyd fatica a respirare e chiede aiuto, ma il poliziotto non cambia posizione e alla fine il 46enne muroe soffocato. Non è servito a placare gli animi l'intervento del sindaco Jacob Frey, che ha chiesto l'incriminazione del poliziotto e ha dichiarato che «se Floyd fosse stato bianco, sarebbe vivo». Sui muri di Minneapolis e di altre città sono comparse scritte con le parole «I can't breathe» (non riesco a respirare). E ora a Minneapolis sembrano cadere nel vuoto gli appelli alla calma. Per due notti di fila, centinaia di persone sono scese in strada con cartelli che chiedevano il rispetto della popolazione afroamericana. Ma gruppi di persone hanno anche appiccato incendi e saccheggiato negozi, lasciando una scia di danni lunga chilometri, e la polizia ha usato gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Il sindaco ha chiesto al governatore Tim Walz l'intervento della Guardia nazionale e ha aggiunto: «Per favore, Minneapolis, non lasciamo che una tragedia ne causi un'altra». La seconda notte di proteste ha registrato anche un decesso: un uomo è stato ritrovato ucciso da colpi d'arma da fuoco, secondo la polizia forse colpito da un negoziante. Le manifestazioni, intanto, si sono allargante ad altre città. In California centinaia di persone hanno bloccato una strada di Los Angeles e rotto i vetri delle finestre di una sede della polizia. A dare forza al movimento è stata anche la presa di posizione di alcune celebrità, come il fuoriclasse dell'Nba Lebron James che si è allenato con una maglietta con la scritta «I can't breathe», o il regista Spike Lee che ha condiviso vari post di denuncia.
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