Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Una gran parte del patrimonio religioso dell’ebraismo è racchiuso in questo appassionante romanzo autobiografico nel quale i numerosi riferimenti alla Torà, al Talmud e alla Cabbalà nulla tolgono alla bellezza dei sentimenti che l’autore esprime, anzi ne arricchiscono l’intreccio narrativo.
E’ Batei-Ungarin, un quartiere ortodosso di Gerusalemme, a costituire lo scenario nel quale si dipana il viaggio interiore dell’autore che lo porta ad analizzare con uno stile narrativo puntiglioso i complessi rapporti con i suoi genitori.
Accanto ad un padre debole e vecchio che trova nella preghiera e nel canto sinagogale l’unico momento di appagamento, c’è la figura di una madre forte, determinata, possessiva che, forse per la tragedia che ha segnato la sua vita, instaura con il figlio, fin dai primi anni, un rapporto quasi morboso.
Ma è l’immagine di una nonna dolce “che amava raccontare storie” a dipanarsi nei primi capitoli del libro: una nonna che “gli uomini pii e zelanti che dominarono la sua vita la privarono con la forza della loro fede, del diritto riservato esclusivamente a loro, il diritto di acquisire il sapere. Dopo che rimase vedova ….la sua vita sbocciò come una rosa che tarda a fiorire. Di nascosto e senza l’aiuto di nessuno, iniziò a imparare a leggere da autodidatta, sul serio e non solo a seguire le preghiere e la lettura della Torà; e soprattutto imparò a scrivere”.
E proprio dai racconti della nonna, matura nell’autore quella sensibilità e quella consapevolezza che lo porterà a diventare scrittore; la madre lo incoraggia e fa un patto con la biblioteca affinché suo figlio possa prendere tutti i volumi che vuole, mette da parte i soldi per comprargli la sua prima macchina da scrivere, il padre mostra orgoglioso i suoi racconti a rabbini importanti.
Eppure tramite la scrittura, come una forma di autoanalisi, l’autore trova il modo per sfuggire ad un giogo familiare diventato soffocante e che lo ha condizionato profondamente nel corso della sua infanzia e adolescenza.
La rievocazione della morte della madre, la sua forza morale nell’affrontare il cancro al cervello che inaspettatamente la colpisce sono fra le pagine più commoventi di un libro che non si legge d’un fiato ma va apprezzato per la sua prosa nitida e curata fin nei minimi dettagli, un libro che va meditato a lungo e interiorizzato per la profondità dei sentimenti che esprime e la ricchezza dei significati che racchiude.