Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Siria: Assad avanza su Idlib Un milione di uomini in fuga
Testata: La Stampa Data: 18 febbraio 2020 Pagina: 17 Autore: la redazione della Stampa Titolo: «Le forze di Assad verso Idlib. Sono 900 mila i profughi in fuga»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/02/2020, a pag.17, l'articolo "Le forze di Assad verso Idlib. Sono 900 mila i profughi in fuga".
Idlib, Siria
Bashar al-Assad riconquista i sobborghi occidentali di Aleppo, celebra la «più importante vittoria» e annuncia che la guerra «non è finita» e quindi la volontà di riprendersi anche la città di Idlib. L'avanzata tumultuosa dell'esercito governativo ha però spinto alla fuga, oltre ai ribelli jihadisti, anche altri 40 mila civili in quattro giorni. Da dicembre, quando è cominciata l'offensiva nel Nord-Ovest della Siria, in 875 mila hanno dovuto lasciare le loro case, come ha calcolato l'agenzia umanitaria dell'Onu, l'Ocha. Una parte, circa 260 mila, si sono spostati nei distretti di Afrin e Al-Bab, nelle zone delle operazioni turche Ramoscello d'ulivo e Scudo sull'Eufrate. Ma la maggior parte resta senza un tetto sicuro, in tende, o all'addiaccio sotto gli alberi. L'altro volto di questa tragedia umanitaria è la gioia degli abitanti nelle zone governative, che nella notte fra domenica e lunedì hanno festeggiato la «liberazione» di tutto l'hinterland occidentale della città, occupato dai ribelli dalla metà del 2012. Migliaia di macchine che suonavano i clacson senza sosta, fuochi artificiali, raffiche in aria e gente che ballava e gridava «Assad, Assad». La gioia dei filogovernativi È la «seconda vittoria di Aleppo», dopo che nel dicembre 2016 i governativi avevano conquistato i quartieri orientali e ripreso possesso di tutto il centro. Dai sobborghi occidentali partivano regolarmente razzi e colpi di mortaio, ma adesso le linee ribelli sono molto più lontane. Lo stesso Assad ha celebrato la vittoria con un discorso «alla nazione» in tivù. Ha detto che è «il preludio» della sconfitta totale dei «terroristi» e che «la battaglia non è finita». Nelle mani dei combattenti jihadisti resta ancora la città di Idlib e metà della provincia, circa 3500 chilometri quadrati. Ma il raiss ha colto due obiettivi inseguiti da otto anni: liberare tutta l'autostrada Hama-Aleppo, e dare respiro alla più importante metropoli siriana, 2 milioni di abitanti prima della guerra, 5 con l'hinterland. Adesso ci sarà una pausa. Una delegazione turca è a Mosca per trattare un cessate-il-fuoco. Sarà imposto dai russi al regime nei prossimi giorni, nonostante Damasco voglia spingere ancora sull'acceleratore, visto il momento favorevole. Ma il compromesso è implicito anche nelle ultime dichiarazioni di Recep Tayyip Erdogan. Ieri è tornato ad attaccare i curdi delle Ypg che «occupano un terzo della Siria con l'appoggio degli Stati Uniti» e sono ripresi i raid turchi su postazioni curde nel Nord-Est. Segno che il presidente turco ha spostato di nuovo l'attenzione sul suo nemico storico ed è pronto a un compromesso con Vladimir Putin su Idlib.
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