Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
I funerali di Soleimani tra 'folle oceaniche' e i veri eroi uccisi dal regime degli ayatollah Cronaca di Alberto Giannoni
Testata: Il Giornale Data: 06 gennaio 2020 Pagina: 5 Autore: Alberto Giannoni Titolo: «'I veri eroi? I ragazzi uccisi dal regime'»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 06/01/2020, a pag.5, con il titolo "I veri eroi? I ragazzi uccisi dal regime", il commento di Alberto Giannoni.
I telegiornali italiani e di tutto il mondo hanno mostrato i funerali di Soleimani tra "folle oceaniche", come sempre capita nelle dittature e nei regimi totalitari, dove non esiste libertà. L'unico che ha chiarito questo aspetto è stato il direttore della Stampa Maurizio Molinari, intervistato dal Tg1.
Ecco l'articolo:
Qassem Soleimani con Ali Khamenei
Alberto Giannoni
«Importante: per molti iraniani Qassem Soleimani era un guerrafondaio». «In realtà ci sono molte persone all'interno dell'Iran che sono felici che sia andato». E una donna coraggiosa Masih Alinejad, 43 anni, attivista iraniana oggi in esilio. La foto del suo profilo «social» la ritrae con un bellissimo fiore fra i capelli ed è diventata nota in tutto il mondo come simbolo di «MyStealthyFreedom», la campagna contro il velo obbligatorio imposto dalla teocrazia degli ayatollah. E anche oggi Masih fa sentire forte e chiara la sua voce: è una spina nel fianco del totalitarismo iraniano, ma dà anche una scossa all'Occidente, che continua imperterrito ad auto-colpevolizzarsi, con una narrazione che vuole l'intero popolo iraniano adirato contro gli Usa e compatto a difesa del suo regime. «Per molti iraniani - ha scritto Masih il giorno dopo l'eliminazione del generale dei Pasdaran - Soleimani era un guerrafondaio che ha causato enormi perdite in Siria. Non era un eroe per gli iraniani medi che gridavano contro il sostegno del Paese a Hezbollah e Hamas». E ancora: «Molte persone in Iran sono felici - ha detto pubblicando un video - Ecco quanto gli iraniani disprezzano le guardie rivoluzionarie. Date loro la possibilità di manifestare». Le contestazioni interne sono un fronte molto insidioso per il regime iraniano, che deve fronteggiare una pesante crisi economica e di consenso, eppure investe le sue risorse per armare le milizie incaricate di alimentare l'espansionismo sciita in Medio Oriente. Le proteste non si sono mai del tutto spente a Teheran. E su questi fermenti di libertà Masih accende i riflettori, mentre l'opinione pubblica «ufficiale», in favore di telecamere, enfatizza la rabbia popolare per il «martirio» di Soleimani. «Chiedo al New York Times di venire e intervistare i genitori di questi manifestanti assassinati durante IranProtests - scrive ricordando la sanguinosa, recente repressione - Numerosi genitori in lutto non hanno avuto il lusso di organizzare funerali per i loro ragazzi assassinati». «La Repubblica islamica ha ucciso più di 1500 civili, incluso il figlio di questa madre in lutto - e mostra un video - Mentre alle madri come lei era vietato tenere un funerale pubblico, tutti i canali venivano usati per mostrare il funerale di Soleimani».
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