Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Benjamin Netanyahu incriminato per corruzione: 'Attacco politico contro di me' Analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 22 novembre 2019 Pagina: 11 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Bibi incriminato per corruzione: 'Un tentato golpe contro di me'»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 22/11/2019, a pag. 11 con il titolo "Bibi incriminato per corruzione: 'Un tentato golpe contro di me' " l'analisi di Fiamma Nirenstein.
A destra: Benjamin Netanyahu
Fiamma Nirenstein
«Ho preso questa decisione col cuore pesante, ma è doverosa» ha detto Avichai Mandelblit, l'Avvocato dello Stato, prima di una lunga disamina legale. E ha annunciato l'incriminazione di Benjamin Netanyahu in tutti e tre i casi in cui è accusato. Due ore più tardi Netanyahu pallidissimo, con le lacrime agli occhi come non si era mai visto, gli ha risposto in sostanza occupando il suo stesso terreno, quello dell'accusa senza remissione: «Io vado fiero del nostro sistema giudiziario, famoso in tutto il mondo. Ma qui una tendenza malata nutrita da inquisitori spinti da pregiudizio hanno preso il sopravvento, sospinti dall'odio contro la mia parte politica e contro di me. E sono stati compiuti dei crimini durante l'istruttoria: nessuno è sopra la legge, né gli investigatori né i giudici, e violazioni di ogni criterio di giustizia sono state compiute durante la fase inquisitoria». Qui Netanyahu ha fornito una lunga lista degli inganni con cui sostiene siano state estorte confessioni false dai testimoni di giustizia per arrivare a quella che ha definito un «ribaltamento del potere» antidemocratico. Bibi di nuovo propone la sua strada e la sostanza è questa: «Io ho dato la vita per questo Paese, ho combattuto, sono stato ferito, ho condotto il Paese a risultati meravigliosi, adesso combatterò per ristabilire la verità. Giudici e polizia sono indispensabili, ma nessuno dei loro membri sta al di sopra della giustizia stessa». Insomma, Netanyahu non intende arrendersi anche se lo Stato d'Israele si erge oggi a accusatore contro il suo primo ministro, per la prima volta nella storia. Il premier è stato incriminato con decisione che ormai data la pressione culturale, e perfino antropologica in uno Stato in cui l'etica e la sinistra sono parte della storia genetica, era del tutto prevedibile. Il potere giudiziario israeliano ama la sinistra e non è il solo nel mondo. E neppure lo sa: la scelta di Mandelblit si inserisce quasi inconsapevolmente nella turbolenta vicenda politica che lo stato Ebraico attraversa in questo periodo. Di fatto Netanyahu, dopo 13 anni di gestione di potere liberista, tecnologico, per niente consenziente verso i nemici, viene spinto fuori dalla scena politica con mezzi giudiziari. Quanto siano giustificati, lo dirà il processo. Bibi è stato ieri accusato (e non c'è motivo di pensare che Mandelblit, un tempo stretto collaboratore di Netanyahu, non sia semplicemente fedele a principi giudiziari, come ha più volte ripetuto appassionatamente) di corruzione e abuso di fiducia nel tripudio dei suoi nemici politici.
La Knesset, il Parlamento israeliano
È una svolta molto drammatica per lo statista che ha trasformato Israele da potere regionale a protagonista della rivoluzione tecnologica e scientifica mondiale, ne ha fatto crescere l'economia e la democrazia, lo ha condotto a rapporti internazionali mai sognati. Dopo più di un anno di studi Mandelblit è arrivato a conclusioni proprio quando, la mattina, Reuven Rivlin, il presidente d'Israele, avendo ricevuto da Benny Gantz la rinuncia ufficiale a formare il governo, aveva avvertito alla gente di Israele nella prospettiva che a marzo si possa votare per la terza volta. Questo avverrà se un qualunque membro della Knesset (120 deputati) non raccoglierà 61 voti per formare un governo. Difficile specialmente adesso: i due protagonisti hanno promesso di continuare nello sforzo di raggiungere l'obiettivo di un governo di coalizione, ma le già enormi difficoltà si accumulano. Blu e Bianco di Gantz adesso che Netayahu è indiziato, ha tutti gli argomenti per rifiutarlo come partner. Netanyahu può chiedere entro 30 giorni come parlamentare l'immunità, ma a causa della crisi non esiste la commissione preposta alla decisione come richiede la legge. Un'occhiata sommaria alle tre accuse mostra un sistema certamente molto accurato e anche pericolosamente giustizialista, e stavolta trasformato in un coltello accuminato dalla febbre politica. Adesso tristemente queste accuse si avviano verso il tribunale mentre il primo ministro, furioso e depresso, si avvia a una nuova battaglia. Immaginiamo quanto è contento il governo iraniano.
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