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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Giornale Rassegna Stampa
23.10.2019 Israele: a Gantz l'incarico per provare a formare il governo
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 23 ottobre 2019
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Gantz, il nuovo Sisifo di un Israele spaccato a metà»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 23/10/2019, a pag. 12 con il titolo "Gantz, il nuovo Sisifo di un Israele spaccato a metà" l'analisi di Fiamma Nirenstein.

A destra: Benny Gantz

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Fiamma Nirenstein

È con un gesto di perplessità e di un certo sconforto che la gente di Israele, anche quella che crede in lui, commenta il fatto che Benny Gantz, il capo di Blu e Bianco, il maggiore partito anti Netanyahu, si avvia a cercare di formare il governo dopo la rinuncia di Bibi. L'aitante ex capo di Stato maggiore adesso sarà in pista per i prossimi 28 giorni, ma il fatto è che se Netanyahu con 55 membri del parlamento su 120 a suo favore non ce l'ha fatta, è difficile che Gantz ce la possa fare con 44. I due partiti maggiori sono Blu e Bianco (32 seggi) e il Likud (31). Si ipotizza senza molto crederci, che Gantz intenda avviarsi a un governo di minoranza con l'appoggio esterno del Partito Unito arabo, di cui parecchi membri sono istituzionalmente contrari all'esistenza stessa dello Stato ebraico, o al contrario con l'appoggio Avigdor Lieberman, che è di destra: idee audaci e poco realistiche. Come mai Gantz per un mese abbia rifiutato la profferta di unità nazionale di Netanyahu, anche adesso sembra l'unica possibilità per Israele di tornare ad avere un governo e un primo ministro, sia pure, in questo caso, a rotazione è perché ha la speranza di veder sparire Netanyahu dall'orizzonte politico.

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La Knesset, il Parlamento israeliano

Bibi, nelle sue insistite ricerche, ha cercato ripetutamente di agganciarsi all'idea del presidente Rivlin di un governo di unità nazionale collegato all'attuale stato di cose, ovvero alla possibilità di un'incriminazione del primo ministro: un anno per Bibi, due per Gantz mentre si conclude il lavorio processuale, un altro per Netanyahu. Ma non è andata. Forse, come ha scritto Amnon Lord, un celebre commentatore, Gantz sperava in una rivolta del Likud o nella decisione dell'incriminazione di Netanyahu. Ma se ora non ce la farà in 28 giorni, qualsiasi parlamentare può formare il governo se ha 61 firme. Difficile. E allora? Di nuovo elezioni? È la soluzione che tutta Israele teme. Le terze in un anno? E poi? Le due forze che si fronteggiano sembrano stabilmente pari. Se Netanyahu scegliesse di uscire dalla scena, un governo di coalizione sarebbe facile. Ma perché dovrebbe farlo? Raccoglie la metà dei consensi del Paese e le voci sul dibattito in corso presso l'Avvocatura dello Stato parlano di una insistita inconsistenza dell'accusa di corruzione, quella per cui Bibi è accusato di aver cercato di convincere un sito di notizie ad avere un atteggiamento positivo su di lui. Gantz domani comincia una fatica sisifica, si vedrà.

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