Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
La Turchia pronta a massacrare i kurdi abbandonati dall'Occidente Analisi di Antonio Donno
Testata: Informazione Corretta Data: 15 ottobre 2019 Pagina: 1 Autore: Antonio Donno Titolo: «La Turchia pronta a massacrare i kurdi abbandonati dall'Occidente»
La Turchia pronta a massacrare i kurdi abbandonati dall'Occidente Analisi di Antonio Donno
La bandiera dei kurdi
L’ingresso della Siria nel conflitto tra curdi e turchi complica gravemente il conflitto mediorientale. Finora sia l’Iran, sia la Russia non hanno eccepito nulla sull’iniziativa di Assad: In realtà, la decisione siriana di contrastare l’avanzata turca nel territorio abitato dai curdi ma di sovranità siriana toglie le castagne dal fuoco sia a Putin, sia a Rohani, i quali, dopo aver assai superficialmente criticato l’azione di Erdogan, ora tacciono. È molto probabile che i due si siano consultati con Assad e gli abbiano concesso l’autorizzazione ad intervenire contro gli invasori turchi.
Del resto, la contromossa di Assad è ben giustificata: in fondo, il territorio ora invaso dai turchi è sotto la sovranità siriana e, benché Erdogan, insieme a Putin e Rohani, abbia contribuito in modo decisivo a sconfiggere i ribelli siriani anti-Assad, il dittatore siriano non può tollerare che una parte del proprio territorio sia occupato dai turchi. Così, se Trump ha compiuto un madornale errore nel ritirare i suoi militari dalla zona-cuscinetto che proteggeva i curdi dai turchi, allo stesso modo tutto fa prevedere che la mossa di Erdogan possa ingenerare un conflitto inter-alleato, dimostrandosi un secondo errore, questa volta compiuto dal dittatore turco, la cui smania di porsi come potenza mediorientale in concorrenza con l’Iran lo sta spingendo a compiere il passo più lungo della gamba. L’avanzata delle truppe siriane finirà per venire a contatto diretto con quelle turche e, a questo punto, lo scontro potrebbe essere inevitabile, a meno che Erdogan non rinunci all’occupazione della regione curda, cosa del tutto improbabile. Nel caso di scontro, le conseguenze sarebbero veramente gravissime, impensabili sino a qualche giorno fa: la triplice alleanza turco-russa-iraniana a sostegno della Siria potrebbe entrare in una crisi che andrebbe a tutto vantaggio dei terroristi dell’ISIS e, nello stesso tempo, creerebbe uno stato di grande movimento all’interno della regione mediorientale. Si comprende bene, dunque, per quale motivo i curdi abbiano chiesto l’intervento dell’esercito siriano, benché Assad sia sempre stato un nemico acerrimo dei curdi: è l’ancora di salvezza di fronte ad un sicuro eccidio da parte di Erdogan. Sia Israele, sia i paesi arabi sunniti e l’Arabia Saudita osservano con grande preoccupazione lo svolgimento degli avvenimenti nella parte nord-orientale della Siria. Benché apparentemente questo conflitto non coinvolga l’intesa tra gli Stati Uniti, Israele e l’Arabia Saudita, è pur vero che il Medio Oriente è sempre stato una regione ad alto tasso di instabilità, in cui le crisi locali hanno avuto quasi sempre risvolti regionali più vasti, soprattutto dopo la fine della guerra fredda.