Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Proteste a Baghdad: 'L'Iraq non sia colonia iraniana!' Editoriale del Foglio
Testata: Il Foglio Data: 04 ottobre 2019 Pagina: 3 Autore: la redazione del Foglio Titolo: «'Baghdad libera, fuori l’Iran!'»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 04/10/2019, a pag.3 l'editoriale 'Baghdad libera, fuori l’Iran!'.
L'Iran divora l'Iraq
In questi giorni una massa di giovani manifestanti iracheni è scesa nelle strade della capitale Baghdad e in almeno altre otto province del paese per protestare contro il governo. “Baghdad libera, fuori l’Iran!”, gridano. Così, dopo le proteste degli iraniani più poveri contro il regime iraniano che abbiamo visto l’anno scorso, ora sono i giovani iracheni a protesta- re contro le interferenze dell’Iran nella politica irachena. Politica che dopo la fine della guerra contro lo Stato islamico li ha lasciati molto delusi: non ci sono posti di lavoro, la ricostruzione è lenta e i fondi sono spolpati dalla corruzione, acqua ed elettricità mancano e i politici si com- portano come fantocci manovrati da Teheran. Forse le ondate di iraniani prima e di iracheni adesso scese in piazza per protestare contro gli ayatollah hanno letto troppo il Foglio? Oppure in medio oriente c’è un problema reale e vivissimo che nasce dal regime rivoluzionario, aggressivo, oscurantista e corrotto che controlla l’Iran? In piazza a Baghdad sono scesi i giovani sciiti, che mille articoli di geopolitica hanno descritto come un blocco compatto al servizio degli iraniani e che invece evidentemente sono esasperati. Gli slogan erano espliciti: “Il regime deve cadere”. Anche molte aree sunnite vorrebbero unirsi, ma non vogliono far scattare una repressione brutale con il pretesto ovvio delle “operazioni antiterrorismo”. Per ora ci sono stati almeno diciannove morti, nella capi- tale c’è il coprifuoco e il governo ha tagliato internet – che è una reazione classica delle autorità arabe quando tentano di fermare l’allargarsi delle proteste. La speranza è che la crisi rientri – l’Iraq non può permettersi nemmeno un’ora di instabilità – e che il governo imbocchi una direzione politica molto più vicina agli iracheni e molto più distante dall’Iran.
Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/ 5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante