Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
“In Israele, Benjamin Netanyahu gioca la carta della colonizzazione” titola Le Monde ; “Israele: Netanyahu s’impegna ad annettere la Valle del Giordano” afferma Le Figaro . Entrambi presentano la dichiarazione fatta dal Primo Ministro israeliano il 10 settembre come un colpo mortale che sarebbe stato inferto alle prospettive di pace. Tuttavia l'attuazione di questo piano, presentato meno di una settimana prima delle elezioni parlamentari, dipende dal risultato delle urne e in particolare da una vittoria netta del candidato Netanyahu, attualmente in calo nei sondaggi; quindi si tratta solo un progetto, alcuni direbbero un ballon d’essai elettorale, le cui possibilità di essere realizzato sembrano molto aleatorie. La domanda è sapere se questo piano comprometta le prospettive di pace. Sì, senza dubbio, a giudicare dal florilegio di reazioni pubblicato su Le Figaro l'11 settembre: “i capi della diplomazia degli Stati membri della Lega araba hanno inoltre assicurato che l'annessione proposta minerebbe le possibilità di progresso nel processo di Pace israelo-palestinese.” Secondo le Nazioni Unite, citate dal quotidiano: “ Tale prospettiva sarebbe devastante per la possibilità di riavviare i negoziati.” La Siria, da parte sua, si guarda bene dal fare riferimento ad un qualsiasi processo di pace e si accontenta di condannare “ l'espansionismo israeliano.” Neppure la Giordania parla di pace; secondo Le Figaro , “Mantenuta, quella promessa, trascinerà l'intera regione nella violenza", così avrebbe riferito il capo della diplomazia giordana. L'Arabia Saudita considera questa una “ pericolosa escalation.” Infine, per Hanane Achraoui, funzionaria palestinese di alto livello, “ il piano del candidato Netanyahu cancellerebbe ogni possibilità di pace “, non esitando a parlare di “ pulizia etnica.” Sì, ma ... di quali possibilità di pace stiamo parlando, esattamente? Vediamo. Nelle ultime settimane, quindi prima del "piano" del Primo Ministro, Israele ha dovuto affrontare attacchi su tre fronti. A Gaza il movimento di Hamas cerca quotidianamente di inviare i suoi militanti oltre confine per commettere attentati in Israele; i suoi leader ribadiscono sistematicamente la loro volontà di liberare tutta la Palestina storica dalla presenza degli ebrei. Una volontà che è anche quella del loro capo, l’ Iran. Lo stesso Iran sta armando delle milizie sciite in Siria e sta cercando in tutti i modi di far transitare attraverso questo Paese dei missili di alta precisione destinati al movimento Hezbollah libanese, che, altrettanto, annuncia forte e chiaro la sua intenzione di distruggere Israele. Si vorrebbe capire come il piano di Netanyahu, se fosse realizzato, peggiorerebbe questa situazione come teme il capo della diplomazia giordana. Restano i palestinesi. Proprio quelli che rifiutano con una costanza degna di ammirazione, qualsiasi negoziato e che non vogliono sentir parlare del Piano di pace del Presidente americano, di cui dichiarano di ignorare il contenuto; proprio quelli che hanno rifiutato la componente economica del suddetto piano e i milioni di dollari di cui avrebbero beneficiato. Sono sempre quelli che avvelenano le menti dei loro figli con libri di scuola che disumanizzano gli ebrei e negano loro qualsiasi diritto "in Palestina.” Sempre quelli che assicurano una cospicua somma ai loro militanti soddisfatti per aver assassinato civili israeliani, uomini, donne e bambini. Intendiamoci. Non si tratta di dare alcun giudizio sul piano di Netanyahu. Ma solo di relativizzare il suo impatto su prospettive di pace che appaiono ancora più aleatorie del piano.
Michelle Mazelscrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".