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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio Rassegna Stampa
01.07.2019 Iran sempre più in crisi: la politica di Donald Trump funziona
Analisi tratta dal Wall Street Journal

Testata: Il Foglio
Data: 01 luglio 2019
Pagina: 2
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «L’Iran non regge il confronto con noi»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 01/07/2019, a pag. II il commento "L’Iran non regge il confronto con noi" tratto dal Wall Street Journal.

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Negli Stati Uniti e in Europa, gran parte dei media mainstream hanno accettato una certa narrazione su Donald Trump e sull’Iran”, hanno scritto sul Wall Street Journal gli esperti di politica estera Reuel Marc Gerecht e Ray Takeyh. “Anche se l’Iran è uno stato autoritario e aggressivo, come vuole la vulgata, è comunque una vittima della belligeranza americana. Teheran aveva aderito all’Accordo sul nucleare iraniano negoziato dall’amministrazione Obama, quando all’improvviso il truculento Trump ha abbandonato l’accordo. Per più di un anno, stando a questa narrazione, i mullah hanno dimostrato pazienza rimanendo fedeli all’accordo, nonostante la reimposizione delle sanzioni americane. La pazienza iraniana è finita, si lamentano i critici, a causa del recente annuncio dell’amministrazione Trump secondo cui si intende indurre a zero le esportazioni di petrolio della Repubblica islamica. I ‘falchi’ di Teheran ora hanno il coltello dalla parte del manico. La guerra economica di Washington, sempre stando alla vulgata mediatica, potrebbe trascinare il regime teocratico in un conflitto militare, E se arriva la guerra, i mullah sono pronti a intrappolare l’America in un altro pantano in medio oriente. A questa narrazione sfugge un punto chiave.

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Donald Trump

L’Iran non è assolutamente nelle condizioni di sopravvivere a un confronto prolungato con gli Stati Uniti. Il regime è in una posizione politicamente precaria. L’accigliata borghesia iraniana ha rinunciato alle possibilità di riforma o di benessere. Anche le classi inferiori, un tempo legate al regime tramite un generoso stato sociale, sono diventate sleali. L’intelligentsia non crede più che la fede e la libertà possano essere armonizzate. E i giovani sono diventati i più spietati critici del regime. Il segreto per gestire le relazioni con la Repubblica islamica è capire che si tratta di un regime esausto, forse prossimo all’estinzione. Un nemico debole e rancoroso costituisce un pericolo. Nonostante le critiche dei democratici e degli europei, la politica sull’Iran di Trump ha avuto un successo considerevole. Ha abrogato un accordo insufficiente che stava facilitando il percorso dell’Iran verso un armamento nucleare. Ha restaurato le sanzioni, che molti sostenitori dell’accordo insistevano non poter essere mantenute efficacemente. Le esportazioni di petrolio dell’Iran si sono contratte in fretta, negando al regime miliardi di dollari di liquidità. La sfida cruciale per l’amministrazione Trump, ora, è quella di sostenere la propria strategia quando gli iraniani cominceranno a mostrarsi favorevoli a un’apertura diplomatica. Il problema dell’America con l’Iran rimarrà fino alla caduta della teocrazia. Data l’incapacità del regime di evadere le proprie contraddizioni interne, quel giorno si sta avvicinando. Agli Stati Uniti serve forza, e una chiara comprensione di come il nemico vede se stesso”.

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