Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Verso la conferenza di pace in Bahrein: ecco l'adesione di Egitto, Giordania, Marocco Cronaca di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 12 giugno 2019 Pagina: 14 Autore: Giordano Stabile Titolo: «Giordania e Egitto alla conferenza di pace sul Medio Oriente»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 12/06/2019, a pag.14 con il titolo "Giordania e Egitto alla conferenza di pace sul Medio Oriente", la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Jared Kushner, Benjamin Netanyahu
Egitto, Giordania e Marocco saranno alla conferenza sul piano di pace americano per il Medio Oriente, prevista il 25 e 26 giugno a Manama, in Bahrein. Con queste adesioni, annunciate ieri pomeriggio dalla Casa Bianca, il vertice organizzato dall’amministrazione Trump prende quota e vedrà i tre Paesi arabi affiancare quelli del Golfo, che già avevano dato il loro assenso alla partecipazione. La conferenza affronterà soltanto la «parte economica» della proposta, che prevede investimenti fino a «65 miliardi di dollari» nei Territori palestinesi e nei Paesi confinanti, a cominciare proprio dalla Giordania e dall’Egitto. L’idea di una sorta di piano Marshall che dovrebbe accompagnare il riassetto della regione aveva finora stentato a decollare, soprattutto per l’opposizione dei palestinesi. Il presidente Abu Mazen ha subito detto che non sarà presente e ha rigettato le offerte americane. In sintesi, ha puntualizzato il raiss, Gerusalemme non può essere «messa in vendita». Anche se non ci sono dettagli ufficiali del piano, dalle continue fughe di notizie è apparso chiaro che la maggior parte della Città Santa passerà sotto sovranità israeliana e questo è inaccettabile per la leadership palestinese. Il no di Abu Mazen nasce però dal timore di perdere anche pezzi della Cisgiordania. Due giorni fa l’ambasciatore americano a Gerusalemme, David Friedman, ha dichiarato per la prima volta che Israele ha diritto ad annettere «alcune parti della West Bank» nell’ambito del piano elaborato dal consigliere della Casa Bianca Jared Kushner e dall’inviato speciale Jason Greenblatt. Il riferimento è ai principali insediamenti, che dovrebbero diventare parte di Israele assieme a Gerusalemme Est. Queste indiscrezioni hanno irritato anche Amman, in quanto il re hashemita Abdullah è di fatto custode delle moschee sante sulla Spianata.
Il ruolo di Re Abdullah Ma la Giordania sarà anche in prospettiva il maggior beneficiario della parte economica del piano americano. I miliardi, in arrivo principalmente dal Golfo, serviranno a rilanciare una economia in crisi cronica e un bilancio sull’orlo del default. Questi argomenti hanno convinto Re Abdullah. Stesso discorso per l’Egitto del presidente Abdel Fatah al-Sisi, alleato chiave di Arabia Saudita ed Emirati Arabi, decisi sostenitori della proposta americana, a parte le riserve sullo status di Gerusalemme. La conferenza in Bahrein, che sembrava addirittura in forse dopo l’annuncio a sorpresa di nuove elezioni in Israele il 17 settembre, è ora al sicuro, anche per evitare un brutta figura a Trump e al genero Jared Kushner.
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