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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica Rassegna Stampa
07.06.2019 Islamismo, problema condiviso
Dalla nobel birmana Aung San Suu Kyi all'ungherese Victor Orban

Testata: La Repubblica
Data: 07 giugno 2019
Pagina: 22
Autore: la redazione di Repubblica
Titolo: «La Nobel come Orbán: 'Ormai i musulmani sono un problema'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 07/06/2019, a pag.22 l'articolo "La Nobel come Orbán: 'Ormai i musulmani sono un problema' ".

Il problema dell'islamismo sempre più aggressivo esiste in tutto il mondo. E' quindi giusto che la linea per trovare soluzioni sia condivisa, in particolare se a dirlo è una donna che ha dedicato tutta la vita alla lotta contro il fanatismo.

Ecco la breve:

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Aung San Suu Kyi con Victor Orban

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Religione di pace?

Aung San Suu Kyi, la leader birmana e premio Nobel per la pace che per lungo tempo è stata un’icona della lotta per la democrazia contro la dittatura militare, è stata per due giorni ospite del premier ungherese, Victor Orbán, il leader sovranista accusato di minare lo stato di diritto nel suo Paese, e il resoconto della visita fornito dal governo di Budapest ha suscitato clamore e molte polemiche. Aung San Suu Kyi e Viktor Orbán condividono la preoccupazione «per una delle maggiori sfide del momento per i rispettivi Paesi e regioni, Asia sud-orientale ed Europa, cioè l’immigrazione», scrive il governo di Budapest in un comunicato, sottolineando che per i due leader la «convivenza con le popolazioni musulmane in piena espansione» è diventato un problema centrale. Una presa di posizione che getta una luce cupa sulla reputazione di Aung San Suu Kyi, già da tempo sotto accusa per le violenze che sono costretti a subire i Rohingya, la minoranza musulmana che vive in Birmania: la Nobel per la pace non si è mai schierata apertamente contro quello che le Nazioni unite hanno definito un vero e proprio genocidio. Il dossier Onu pubblicato nell’agosto nel 2018 sulla pulizia etnica contro i Rohingya chiamava in causa proprio Aung San Suu Kyi, accusandola di aver «rinunciato ad usare la sua autorità morale» per fermare le violenze pur di salvaguardare il processo di riconciliazione con i militari che hanno guidato per anni il Paese. La stessa motivazione ha spinto Amnesty International nel novembre 2018 a revocarle il premio Ambasciatore della coscienza. Il tema immigrazione però non viene menzionato nel comunicato che il governo del Myanmar ha diffuso dopo l’incontro con Orbán nel quale si parla invece di relazioni commerciali e di un «aiuto costruttivo dell’Ungheria agli sforzi di riconciliazione nazionale da parte del governo del Myanmar e la questione di Rakhine».

 

 

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