Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Chi insulta il 25 Aprile e la Brigata Ebraica Commento di Davide Romano
Testata: La Repubblica Data: 29 aprile 2019 Pagina: 1 Autore: Davide Romano Titolo: «»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA - Milano, con il titolo "Diciamo basta all’odio urlato contro di noi", il commento di Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica e collaboratore di IC.
Davide Romano
Anche questo 25 Aprile gli ebrei sono stati fischiati e insultati dagli “antagonisti” mentre passavano da San Babila. Tutti. Non solo la Brigata Ebraica, ma anche lo striscione della Comunità Ebraica, e perfino i ragazzi dell’Hashomer Hatzair (movimento scoutistico ebraico) che ricordavano la rivolta del ghetto di Varsavia. Non ci sono più giustificazioni di fronte a questo ennesimo scempio. Tutti i media guardano a questo drappello di scalmanati, perché è ormai diventato uno “spettacolo antisemita “ a favore di telecamera. Per paradosso si potrebbe dire che, dopo sedici anni di contestazioni, fa ormai parte integrante del programma. Tutto questo induce a una riflessione molto seria: ci stiamo abituando all’odio nel giorno della Liberazione? Siamo dunque pronti ad accettare che nel percorso di un giovane ebreo ci debba essere l’esperienza di sentirsi urlare addosso? O che un ex deportato non possa godersi il suo 25 aprile in santa pace? Gli ebrei si sono ormai abituati ad avere la polizia fuori dalle sinagoghe, e a nascondere il loro copricapo quando escono. Ora si stanno adattando anche a questo modo di celebrare la Liberazione. Questo non è degno del modello di integrazione della nostra città. Che fare, dunque? Prima di tutto non guarderei solo a quella cinquantina di fanatici ripresi dai media, ma anche ai loro molto più numerosi “colleghi” che marciano in fondo al corteo, e che usano le stesse parole di odio. Costoro vogliono politicizzare la storia, strappandone le pagine che non gli sono utili. A noi tutti rispondere ricordando loro che la Liberazione è stata una guerra portata avanti da civili e militari di tante etnie e culture diverse. E che il 25 Aprile va celebrato da chi questa storia la ama e la rispetta, e non da chi la vuole negare.
Per inviare la propria opinione alla Repubblica, telefonare 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante