Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Il padiglione di Israele alla Biennale di Venezia 2019 Commento di Maria Egizia Fiaschetti
Testata: Corriere della Sera Data: 28 aprile 2019 Pagina: 36 Autore: Maria Egizia Fiaschetti Titolo: «Al padiglione di Israele si curano abusi e violenze»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA/LETTURA di oggi 28/04/2019 a pag.36, con il titolo "Al padiglione di Israele si curano abusi e violenze" il commnto di Maria Egizia Fiaschetti
Aya Ben Ron
E' un esperimento sul potere terapeutico dell'arte il progetto Field Hospital X, a cura di Avi Lubin,che rappresenterà Israele alla Biennale di Venezia (fieldhospitalX. org). L'ambulatorio, concepito dall'ideatrice Aya Ben Ron (Haifa, 1967) come un'istituzione internazionale itinerante, è allestito con modalità che ricordano quelle delle strutture sanitarie (nelle foto in alto), se non fosse che il percorso di cura riguarda i mali e le violenze della società. L'ospedale funge da spazio protetto nel quale il disagio e la sopraffazione possano emergere e trovare ascolto. A innescare il processo, come nel rapporto confidenziale che si instaura tra medico e paziente, è la proiezione del video No Body, nel quale Aya Ben Ron racconta la sua storia di abusi in famiglia: nel rivelare aspetti così intimi di sé, l'artista crea le condizioni perché il pubblico si immedesimi nella sua storia, superi l'autocensura e prenda contatto con i propri traumi. Per entrare nell'installazione vengono distribuiti numeri come in una sala d'attesa: i visitatori, una volta chiamati, accedono alle Care-area e ai servizi dell'ospedale. Nella Self-unit imparano a emettere un urlo in un ambiente isolato: pratica liberatoria, che nell'integrazione psiche-soma ricorda gli esercizi bioenergetici. Sdraiati sulle Care-chairs, postazioni dotate di monitor e cuffie, possono usufruire dei Care-kit, video nei quali ciascun autore rivela di aver subito un'ingiustizia. A ogni proiezione seguono Second-opinions: brevi risposte fornite da esperti in ambiti che spaziano dalla filosofia al diritto, fino alla medicina e alla psicoanalisi, per ampliare l'orizzonte di riflessione e offrire molteplici punti di vista
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