Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Turchia: in arrivo una nuova offensiva contro i kurdi? Commento di Lorenzo Cremonesi
Testata: Corriere della Sera Data: 04 aprile 2019 Pagina: 28 Autore: Lorenzo Cremonesi Titolo: «I kurdi temono una nuova aggressività della Turchia»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/04/2019, a pag.28 con il titolo "I kurdi temono una nuova aggressività della Turchia" il commento di Lorenzo Cremonesi.
Lorenzo Cremonesi
Peshmerga kurdi
E se adesso il nemico ferito diventasse più aggressivo? Ancora non sono finiti i rastrellamenti tra le macerie dell’ultima roccaforte Isis lungo la valle dell’Eufrate nel villaggio di Baghouz e già i comandi dell’enclave autonoma curda nel nord-est della Siria spostano truppe e munizioni verso i confini con la minaccia di sempre: la Turchia di Recep Tayyp Erdogan. Dunque rinforzano le posizioni attorno Kobane e concentrano l’attenzione sulle regioni contese di Manbij, dove si sono attestati i loro contingenti dopo essere stati battuti con gravi perdite pochi mesi fa dall’offensiva dell’esercito turco assieme alle milizie siriane sunnite sue alleate nella ridotta di Afrin. A rendere il ridispiegamento ancora più rapido è una considerazione che rimbalza dagli uffici politici di Rojawa (come si definisce la zona di autogoverno curdo) ai capi militari sul terreno: Erdogan ha subito una sconfitta elettorale nel suo Paese e adesso per distogliere l’attenzione e cercare consensi tra le fasce nazionaliste potrebbe rilanciare l’opzione militare contro i curdi. Tutto sommato non sarebbe la prima volta che un leader del suo rango individua nel «nemico esterno» una valvola di sfogo e lo strumento per tornare sulla cresta dell’onda. Così, le elezioni municipali turche s’impongono con forza all’ordine del giorno dei dirigenti di Rojawa. E’ evidente che il loro insistere sulla promessa americana, assieme a inglesi e francesi, di volere lasciare al loro fianco circa 1.400 soldati scelti serve, non tanto come deterrente contro le truppe di Assad, quanto piuttosto da barriera di fronte alle mire egemoniche di Erdogan. «E’ stata la diplomazia di Ankara a convincere i russi a bloccare i nostri tentativi di negoziato diretto con il governo di Damasco», ripetono gli alti responsabili della politica estera curda. Per loro si apre ora una nuova sfida: non essere dimenticati dagli alleati di ieri per sopravvivere.
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