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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.04.2019 Turchia: in arrivo una nuova offensiva contro i kurdi?
Commento di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 aprile 2019
Pagina: 28
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «I kurdi temono una nuova aggressività della Turchia»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/04/2019, a pag.28 con il titolo "I kurdi temono una nuova aggressività della Turchia" il commento di Lorenzo Cremonesi.

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Lorenzo Cremonesi

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Peshmerga kurdi

E se adesso il nemico ferito diventasse più aggressivo? Ancora non sono finiti i rastrellamenti tra le macerie dell’ultima roccaforte Isis lungo la valle dell’Eufrate nel villaggio di Baghouz e già i comandi dell’enclave autonoma curda nel nord-est della Siria spostano truppe e munizioni verso i confini con la minaccia di sempre: la Turchia di Recep Tayyp Erdogan. Dunque rinforzano le posizioni attorno Kobane e concentrano l’attenzione sulle regioni contese di Manbij, dove si sono attestati i loro contingenti dopo essere stati battuti con gravi perdite pochi mesi fa dall’offensiva dell’esercito turco assieme alle milizie siriane sunnite sue alleate nella ridotta di Afrin. A rendere il ridispiegamento ancora più rapido è una considerazione che rimbalza dagli uffici politici di Rojawa (come si definisce la zona di autogoverno curdo) ai capi militari sul terreno: Erdogan ha subito una sconfitta elettorale nel suo Paese e adesso per distogliere l’attenzione e cercare consensi tra le fasce nazionaliste potrebbe rilanciare l’opzione militare contro i curdi. Tutto sommato non sarebbe la prima volta che un leader del suo rango individua nel «nemico esterno» una valvola di sfogo e lo strumento per tornare sulla cresta dell’onda. Così, le elezioni municipali turche s’impongono con forza all’ordine del giorno dei dirigenti di Rojawa. E’ evidente che il loro insistere sulla promessa americana, assieme a inglesi e francesi, di volere lasciare al loro fianco circa 1.400 soldati scelti serve, non tanto come deterrente contro le truppe di Assad, quanto piuttosto da barriera di fronte alle mire egemoniche di Erdogan. «E’ stata la diplomazia di Ankara a convincere i russi a bloccare i nostri tentativi di negoziato diretto con il governo di Damasco», ripetono gli alti responsabili della politica estera curda. Per loro si apre ora una nuova sfida: non essere dimenticati dagli alleati di ieri per sopravvivere.

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