Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Benjamin Netanyahu apre alla liberalizzazione della marijuana Commento di Davide Frattini
Testata: Corriere della Sera Data: 13 marzo 2019 Pagina: 17 Autore: Davide Frattini Titolo: «Netanyahu apre alla marijuana (grazie alla destra)»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/03/2019, a pag.17 con il titolo "Netanyahu apre alla marijuana (grazie alla destra)" il commento di Davide Frattini.
Davide Frattini
Benjamin Netanyahu
Le citazioni bibliche gli servono durante i comizi a proclamare il diritto degli ebrei a tenersi tutta la Cisgiordania o a propugnare la legalizzazione della marijuana. Le sue posizioni estremiste hanno costretto perfino il Likud a posizionarlo così in basso nella lista da assicurarsi che non venisse eletto. Moshe Feiglin è riuscito a entrare in parlamento quattro anni fa e alla Knesset ha continuato le sue battaglie: annessione delle terre arabe catturate nel 1967 e offerta di incentivi economici ai palestinesi perché emigrino in altri Paesi. Allo stesso tempo, posizioni libertarie, quasi anarchiche, contro qualsiasi intervento dello Stato nella vita degli individui «perché siamo schiavi solo davanti a Dio». Stanco della moderazione (secondo lui) imposta da Netanyahu al partito della destra tradizionale, ha deciso di fondare la sua squadra che fin dal nome richiama il nazionalismo oltranzista. Feiglin, che vive nella colonia di Karnei Shomron, è stato bandito nel 2008 dalla Gran Bretagna «perché le sue idee fomentano la violenza», si oppone da sempre agli accordi di pace firmati a Oslo e la sinistra non gli perdona l’incitamento all’odio nei mesi precedenti l’assassinio di Yitzhak Rabin. Eppure il suo Zehut (Identità) sembra raccogliere consensi anche tra quei giovani radical-progressisti delusi dai soliti partiti. I sondaggi gli danno per ora 4 seggi, abbastanza per avere voce nella formazione del prossimo governo, lui già chiede il ministero delle Finanze e quello dell’Istruzione. In più per la prima volta in vent’anni alle elezioni non partecipa Ale Yarok (Foglia verde) che aveva come unico obiettivo la legalizzazione della cannabis: non ha mai superato la soglia per accedere in Parlamento ma quell’1,1 per cento di voti è lì da recuperare perché non vada in fumo. Così la marijuana è entrata nei dibattiti che portano al voto del 9 aprile. Netanyahu ha risposto che potrebbe pensare di legalizzarla e il leader laburista Avi Gabbay ha ammesso di averla fumata, «è ora di mettersi al passo con i tempi». Feiglin considera la liberalizzazione per tutti — già adesso l’uso in Israele è di fatto depenalizzato e quasi 20 mila pazienti hanno accesso all’erba terapeutica — come una sfida personale: la moglie è afflitta dal morbo di Parkinson e ne fa uso. «Ho visto i benefici, la aiuta. Le leggi attuali impediscono ai malati come lei di stare meglio». Per lui è anche un comandamento religioso: «Dio ci ha dato la marijuana — ha scritto qualche anno fa sul quotidiano Yedioth Ahronoth — ed è lui a detenere il brevetto. Le grandi case farmaceutiche limitano la nostra libertà perché non vogliono intromissioni nei mercati che dominano».
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