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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.02.2019 Forza e coraggio, caro Woody Allen, siamo tutti con te!
Commento di Pierluigi Battista

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 febbraio 2019
Pagina: 29
Autore: Pierluigi Battista
Titolo: «L'assurda censura sul film di Woody Allen»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/02/2019 a pag.29 con il titolo "L'assurda censura sul film di Woody Allen" il commento di Pierluigi Battista

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Pierluigi Battista

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Amazon/Bezos censura Woody Allen: vergogna!

Ora che finalmente Woody Allen si è deciso a far causa ad Amazon, colpevole di non aver messo in circolazione con motivazioni pretestuose il suo «A rainy day in New York», speriamo che un piccolo argine di libertà possa servire a contenere l'ondata neooscurantista dei moderni e modernamente arroganti sacerdoti della censura. Finora si erano alzate pochissime voci (con la lodevole eccezione dell'appello «per un cinema libero» promosso in Italia dal regista Giulio Laroni) per esprimere lo sconcerto del mondo del cinema e della cultura di fronte a un caso così palese di linciaggio ai danni di uno dei più grandi registi del mondo. Per la paura di incorrere nella riprovazione intimidatoria dei censori, Amazon ha deciso di cancellare un'opera d'arte in via precauzionale. Un'enormità. Come se nessuno pubblicasse un romanzo di Hemingway per antipatia verso lo scrittore o se gallerie e musei si accordassero per non esporre più le opere di Botero (come è già accaduto con Egon Schiele a Londra). Per accodarsi a una campagna isterica che vuole Woody Allen responsabile di abominevoli molestie sessuali (peraltro inesistenti come è stato appurato in un verdetto della giustizia americana) si è distrutto un principio basilare della libertà d'espressione e della libertà culturale ed artistica. Ma il mondo del cinema, paralizzato dal terrore di essere preso a bersaglio dei nuovi professionisti del linciaggio e del bavaglio, è rimasto in silenzio. Non una protesta nei grandi festival internazionali, non una parola di condanna contro l'attacco alla libertà di espressione, non una presa di posizione dai palchi delle celebrità nelle interviste a esponenti dello spettacolo sovente ciarlieri e attratti delle pose da indignati, non un hashtag, un gesto di solidarietà con Woody Allen, come se fosse normale la decisione di non mettere in circolazione un film nascosto al grande pubblico per via di un'ossessione censoria. Più ancora dell'atto di sottomissione ai nuovi imperativi del dogmatismo rozzo recitato da Amazon, colpisce e sgomenta la rassegnata docilità dei colleghi di Allen , la loro propensione a darla vinta ai carnefici pur di non apparire solidali con la vittima messa al bando. Ora la controversia legale tra Allen e Amazon seguirà il suo corso giudiziario e speriamo davvero che il film possa essere visto dal pubblico di tutto il mondo. Meglio tardi che mai.

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