Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Siria: arrivano i missili russi regalati da Putin all'Iran Cronaca di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 07 febbraio 2019 Pagina: 11 Autore: Giordano Stabile Titolo: «In Siria i missili russi capaci di abbattere i jet di Gerusalemme»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/02/2019, a pag.11, con il titolo "In Siria i missili russi capaci di abbattere i jet di Gerusalemme" l'analisi di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Missili S-300, donati all'Iran da Mosca e destinati a Hezbollah e ad Assad in Siria per colpire Israele
La Siria attiva i sistemi di difesa anti-area S-300 e il premier Benjamin Netanyahu annuncia che andrà Mosca per incontrare Vladimir Putin. La battaglia nei cieli siriani non è finita e il confronto fra Israele e Iran coinvolge sempre più direttamente la Russia. Il nuovo allarme è scattato quando la società ImageSat International ha pubblicato immagini satellitari che mostrano tre dei quattro lanciatori dislocati a Masyaf, nella Siria nordoccidentale, in posizione operativa. Un quarto lanciatore è ancora coperto dai teli mimetici. Quando a settembre Mosca ha annunciato che avrebbe fornito i sistemi a Damasco, gli analisti avevano previsto che ci sarebbero voluti circa sei mesi prima che fossero pronti. A conferma di ciò fonti siriane ribadiscono che l’addestramento dei militari siriani dovrebbe concludersi a marzo e a quel punto la Siria, sotto supervisione russa, sarebbe in grado di abbattere i cacciabombardieri israeliani fino a 150 chilometri di distanza, in pratica anche se attaccassero senza entrare nello spazio aereo siriano. È un cambio degli equilibri che preoccupa il premier Benjamin Netanyahu. Il 21 febbraio ci sarà un vertice con Vladimir Putin a Mosca. È il primo incontro dall’abbattimento per errore di un aereo militare russo il 17 settembre scorso, durante un raid israeliano. Subito dopo Putin ha deciso di fornire gli S-300 a Damasco e ha avuto soltanto colloqui telefonici, anche burrascosi, con Netanyahu. I rapporti però non si sono mai interrotti. Dopo una pausa di alcuni mesi i bombardamenti israeliani contro obiettivi iraniani sono ripresi, in «coordinazione» con le forze armate russe che hanno il controllo dei cieli siriani. Prima limitati, questi attacchi hanno assunto proporzioni mai viste un mese fa, quando ondate di bombe di precisione e missili hanno causato gravi danni all’aeroporto internazionale di Damasco. Almeno 21 persone sono morte compresi, secondo fonti dell’opposizione al regime, 12 Pasdaran.
I raid hanno distrutto parte delle difese anti-aeree di fabbricazione russa attorno a Damasco: alcuni vecchi S-125 e un più moderno lanciatore Pantsir S-1. Nulla di paragonabile però agli S-300, che costituiscono una seria minaccia anche alle versione più avanzate degli F-15 e F-16 di fabbricazione americana. L’aviazione israeliana ha ribadito di essere in grado di aggirare queste difese ma il rischio che si ripeta l’abbattimento di un cacciabombardiere, come è avvenuto con un F-16 il 10 febbraio dell’anno scorso, è reale. Mosca cerca di tenere una posizione equidistante. Ha fatto pressioni, almeno a parole, sull’Iran perché allontani i suoi consiglieri militari a 100 chilometri dalla frontiera israeliana. La scorsa settimana sono arrivati in Israele l’inviato speciale per la Siria Alexander Lavrentiev e il viceministro degli Esteri Sergey Vershinin con l’obiettivo di allentare le tensioni e proporre una «coordinazione» più avanzata fra russi e israeliani in Siria. Ma i nodi dovranno essere sciolti da Netanyahu e Putin.
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/ 65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante