Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Iran: forca per i gay, frusta per i blogger I diritti umani calpestati dal regime degli ayatollah
Testata: Il Foglio Data: 01 febbraio 2019 Pagina: 3 Autore: la redazione del Foglio Titolo: «Forca per i gay, frusta per i blogger»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi 01/02/2019 a pagina 3, l'editoriale "Forca per i gay, frusta per i blogger".
Gay Pride in Iran
L’Iran ha appena impiccato un cittadino accusato di omosessualità. L’ambasciatore americano a Berlino, Richard Grenell, ha invitato i paesi occidentali a farsi sentire: “I nostri alleati europei hanno ambasciate a Teheran, questo atto barbarico non rimanga senza risposta”. La risposta purtroppo c’è stata. Nelle stesse ore in cui il clero che governa in Iran allestiva la forca e i soliti generali iraniani minacciavano di distruggere Tel Aviv, i paesi europei (Francia e Germania in testa) erano impegnati a lanciare il nuovo meccanismo di pagamento per fare affari con l’Iran eludendo le sanzioni americane. Questa di impiccare i gay non è una prerogativa di un regime avverso agli Stati Uniti. La pena di morte in Arabia Saudita, così come prescritto dalla sharia, è prevista per vari reati, tra i quali omicidio, stupro, rapina a mano armata, traffico di droga, “stregoneria”, adulterio, sodomia, omosessualità e apostasia. Raif Badawi, il blogger liberale, i sauditi lo hanno frustato davanti a una folla che gridava “Allahu Akbar”. Ha da poco festeggiato 35 anni e, allo stesso tempo, 2.426 giorni di prigione per aver “offeso l’islam” e “blasfemia”, lo stesso crimine della cristiana Asia Bibi. La prima volta lo frustarono mentre una delegazione dell’Arabia Saudita partecipava a Parigi alla marcia per i morti di Charlie Hebdo. Da 7 anni Raif non vede la moglie e i tre figli rifugiati in Canada e deve ancora scontare 4 anni di prigione. Per 10 anni non potrà lasciare il paese. Eppure, i sauditi sono alleati americani. Il punto allora è un altro: come per Badawi, come per il gay iraniano impiccato, i paesi occidentali dovrebbero farsi sentire come dice l’ambasciatore Grenell quando i princìpi su cui è fondata la cultura europea sono cosi palesemente e in piazza vìolati. Il nostro fiuto per gli affari, come nei rapporti economici con Teheran, non può non accompagnarsi a una politica di dissuasione morale verso le pratiche più ignobili dei regimi islamici.
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