Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Siria: i kurdi catturano il numero due dello Stato Islamico, ci auguriamo una condanna esemplare Cronaca di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 27 novembre 2018 Pagina: 19 Autore: Giordano Stabile Titolo: «Catturato dai curdi il numero due dell'Isis»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/11/2018, a pag.19, con il titolo "Catturato dai curdi il numero due dell'Isis" il commento di Giordano Stabile.
A destra: peshmerga kurdi
Ecco l'articolo:
Giordano Stabile
I curdi catturano il numero due dell’Isis e bloccano i contrattacchi dello Stato islamico nell’Est della Siria. È una svolta positiva che arriva a interrompere un mese e mezzo di rovesci per le Forze democratiche siriane, appoggiate dagli Stati Uniti. Awaid Al-Ibrahim, conosciuto come Abu Zeid, era considerato il numero due dell’Isis, subito dopo Abu Bakr al-Baghdadi, ed era di fatto il “ministro dell’Interno” dell’ultimo lembo del califfato, che si stende su un area di circa duemila chilometri quadrati lungo la sponda orientale dell’Eufrate. Si nascondeva in un villaggio ai bordi di questo territorio, Al-Tayyana, quando è stato sorpreso da un commando di forze speciali curde e americane. Era in un tunnel sotto una casa, con indosso una cintura esplosiva innescata, per non farsi catturare vivo. Gli ha salvato la vita la sorella minore, che ha condotto il commando fino la nascondiglio e lo ha bloccato prima che si facesse saltare in aria. Nel tunnel sono stati trovati 80 lingotti d’oro, migliaia di dollari in contanti e una ventina di telefonini. Merce di scambio per i traffici che permettono a quel che resta dell’Isis di rifornirsi ancora in armi e munizioni e continuare a combattere.
Abu Zeid
La resistenza La caccia ai capi è fondamentale per spezzare la resistenza dei jihadisti, andata oltre ogni previsione. Tredici mesi fa cadeva Raqqa, lo scorso febbraio l’Isis era ormai ridotto a una esile striscia lungo l’Eufrate, attorno alla cittadina di Hajin, 40 mila abitanti, l’ultima roccaforte in Siria. La fine sembrava questione di settimane. E invece gli islamisti hanno prima bloccato l’avanzata delle forze curdo-arabe delle Sdf. Poi, da metà ottobre, hanno lanciato potenti controffensive e triplicato il territorio sotto il loro controllo. Il loro contingente è stimato fra i 2 mila e i 4 mila uomini, per metà almeno foreign fighters. Sfruttano le ondate di maltempo di quest’autunno, quando l’azione dei bombardieri americani è limitata.
Ma c’è anche un altro fattore. I curdi hanno ritirato dalla prima linea la maggior parte dei loro combattenti, per dirottarli a guardia della frontiera con la Turchia. I miliziani arabi delle Forze democratiche siriane sono meno addestrati e motivati, si limitano a controllare il fronte e subiscono l’iniziativa dei jihadisti. Lo stesso Abu Zeid è sospettato di aver organizzato le controffensive negli ultimi due mesi. Con la sua cattura i curdi e gli alleati americani contano di stoppare il momento favorevole all’Isis e di conquistare Hajin. Il tutto mentre si è riacceso anche il fronte fra forze governative e ribelli a Idlib: dopo un sospetto attacco con proiettili al cloro da parte di un gruppo jihadista la Russia ha ripreso i raid, sospesi da due mesi.
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