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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa Rassegna Stampa
18.09.2018 Idlib, Siria: verso l'intesa per evitare una nuova offensiva
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 18 settembre 2018
Pagina: 15
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Putin-Erdogan, trovata l'intesa per una zona cuscinetto»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/09/2018, a pag. 15 la cronaca di Giordano Stabile dal titolo "Putin-Erdogan, trovata l'intesa per una zona cuscinetto".

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Giordano Stabile

La grande offensiva su Idlib non ci sarà, almeno per ora. Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan hanno raggiunto nel vertice di ieri a Sochi, nella Russia meridionale, un accordo per scongiurare una sanguinosa battaglia urbana, con il prevedibile stillicidio di vittime civili, «una catastrofe» e «una crisi umanitaria» da evitare a tutti i costi, nelle parole del presidente turco. Il leader russo alla fine ha ceduto alle sue pressioni, sostanziate anche dal dispiegamento nei giorni scorsi di 1500 militari turchi a ridosso della linea del fronte.

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Vladimir Putin con Recep T. Erdogan


Erdogan e Putin hanno concordato di istituire invece una «fascia demilitarizzata» lungo i bordi della provincia, a partire dal 15 ottobre. La zona cuscinetto sarà profonda «15-20 chilometri», ha precisato Putin, e sarà pattugliata da militari turchi e russi. Nella aeree limitrofe sia i ribelli che l’esercito di Bashar al-Assad ritireranno le armi pesanti. Il ministro russo della Difesa Sergei Shoigu ha confermato che «non ci sarà alcuna offensiva» russo-siriana. Mosca chiede così all’alleato siriano di rinunciare alla riconquista della provincia di tre milioni di abitanti, per metà sfollati da altre zone della Siria. Anche l’Iran spingeva per un’azione militare ma ha dovuto ricredersi. Per Putin ora è più importante mantenere il rapporto con la Turchia, Paese Nato che si sta allontanando dall’Occidente.

Missili su Lattakia
Per Erdogan è una vittoria diplomatica personale. Ha puntualizzato che l’intesa prevede la lotta alle formazioni «terroristiche», compreso lo Ypg curdo. E ha detto che i guerriglieri curdi, quelli delle Forze democratiche siriane e appoggiati dagli Usa, si dovranno ritirare «a Est dell’Eufrate», in quanto «rappresentano una minaccia peggiore per la Turchia di Idlib».

Il leader turco ha sottolineato di avere con la Russia un «approccio comune» sulla necessità di combattere i «gruppi radicali» che «verranno eliminati». L’accordo prevede l’espulsione da Idlib delle formazioni jihadiste, a cominciare da Hayat al-Tahrir al-Sham, la costola siriana di Al-Qaeda, che controlla ancora circa metà del territorio. L’esercito turco, in base al nuovo accordo e al memorandum militare che verrà definito dai ministeri della Difesa, continuerà a rafforzare i suoi avamposti lungo i bordi della provincia. Rimangono da definire nel dettaglio i confini della «zona demilitarizzata». Damasco punta a includervi alcune frange delle province di Lattakia, Hama e Aleppo, contigue a Idlib e ancora in mano ai ribelli. E proprio a Lattakia si sarebbero registrate ieri in serata delle esplosioni in un deposito e nella zona industriale, secondo i media di Damasco «Israele ha lanciato missili dal mare». La contraerea di Assad si è attivata anche a Hama, Homs e Tartus.

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