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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Diario da Israele 27-03-03
Una giornata che ha visto succedersi in poche ore pioggia,vento,neve,grandine e sole ha pesato di piu’ sugli isrealiani del bisogno incessante di informarsi come va l’attacco all’ Iraq. Si rimane incollati al televisore anche se le notizie si susseguono senza quella che tutti qui si aspettano, l’eliminazione o per lo meno la cattura di Saddam. A tenere occupata la testa degli israeliani ci pensa pero’ la situazione economica.

Il 2002 e’ stato l’anno peggiore dal 1953. Colpa dell’intifada,certamente,ma conoscerne i motivi non modifica il risultato.Il 40% della popolazione non paga tasse sul reddito perche’ gli stipendi sono al di sotto della soglia minima per essere tassati. Il cronista chiede opinioni sulla guerra ma il discorso devia subito verso l’economia. Netanyahu,ministro dell’economia nel nuovo governo, si e’ visto approvare ieri il piano che prevede profonde riforme e,soprattutto, tagli agli stipendi (ministri compresi!) e riduzione drastica delle spese statali. E’ ovvio che una simile rivoluzione preoccupi gli israeliani. I tagli si patiscono subito e diventa difficile valutare adesso quello che cambiera’ in meglio –se cosi’ sara’- a riforme completate.

Colpisce meno quindi sapere che da qualche giorno il nome piu’ popolare che viene dato ai bambini palestinesi che nascono e’ Saddam. Anche qui niente di nuovo. Dopo l’11 settembre era stato Osama a spopolare nei registri delle nascite. Un segnale questo, indicativo di quali siano gli eroi che animano i sogni dei palestinesi.

Molti commenti sottolineano la preoccupazione che, una volta finita la guerra, per risarcire, non solo a livello di ricostruzione, il mondo arabo l’America paghi con moneta israeliana. In altri termini che ad Israele venga imposta una pace che non tenga in conto prioritario il problema della sicurezza. La “Road Map”, cosi’ come e’stata prospettata da USA, ONU, Russia e Unione Europea, lascia piuttosto freddi gli israeliani. Si teme una ripetizione del processo di pace alla fine della prima guerra del golfo. L’inizio dei colloqui a Madrid fino agli accordi di Oslo con il no finale di Arafat. In sostanza dieci anni buttati via per niente. Anzi, per ritrovarsi la seconda intifada, una vera e propria guerra del terrorismo palestinese contro Israele. E’ comprensibile che lo stato ebraico guardi con preoccupazione alle decisioni che il quartetto potra’ prendere, anche se non va dimenticato che il rapporto Bush-Sharon e’molto forte, anche sul piano personale. In piu’ l’America sta vivendo sulla propria pelle una guerra che che l’ha portata a conoscere e capire la pericolosita’ del fondamentalismo islamico, specialmente quando ha dietro di se’ uno stato.

La CIA ha aperto un dipartimento speciale che sta analizzando come far ripartire il processo di pace fra israeliani e palestinesi. Ottima cosa, a patto che non si dimentichino le strade gia’ percorse ed i risultati negativi conseguiti.

Poche illusioni sull’Iran, per Israele il vero centro del terrorismo mediorientale. Da quando il cammino verso al democrazia fu interrotto con la cacciata dello Scia’, il potere nelle mani dei mullah e’ ancora ben saldo, anche se I venti della modernita’ si fanno sempre piu’ impetuosi.

David Ben Gurion, il padre fondatore dello stato d’Israele, aveva un sogno, l’alleanza fra gli stati non arabi del medio oriente: Israele,Iran e Turchia. Non e’ detto che non possa avverarsi. Il regime iraniano non e’ piu’ monolitico come sotto Khomeini e la speranza in una rivoluzione popolare e’ qualcosa di piu’ di una semplice previsione. La Turchia e’ in questi giorni sotto osservazione internazionele per capire come e in che modo il governo guidato da Erdogan si muovera’ nei confronti del mondo arabo. Gli esperti del mondo turco in Israele sono moderatamente ottimisti sul futuro dei rapporti Israele-Turchia. Dopo anni di intensa collaborazione, sia sul piano economico che militare, non sembra che un governo piu’ sbilanciato in senso islamico possa portare mutamenti sostanziali.

Se Ben Gurion aveva visto giusto ce lo diranno I prossimi anni.

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