Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Corbyn antisemita: ma il titolo del Corriere è gravemente fuorviante Commento equilibrato di Luigi Ippolito
Testata: Corriere della Sera Data: 05 settembre 2018 Pagina: 16 Autore: Luigi Ippolito Titolo: «Il Labour adotta un codice contro l’antisemitismo»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 05/09/2018, a pag.16 con il titolo "Il Labour adotta un codice contro l’antisemitismo" il commento di Luigi Ippolito.
Non si sa da oggi che, in Inghilterra, il Labour di Corbyn è diventato antisemita e odiatore di Israele. La vicinanza verso il terrorismo arabo palestinese è l'immagine del partito laburista voluta da Corbyn. E' ora di prenderne definitivamente coscienza. Il rischio, altrimenti, è quello di legittimare un nemico come Corbyn. L'articolo di Ippolito è equilibrato, non il titolo che fa pensare che il Labour abbia finalmente adottato un regolamento contro l'antisemitismo: non è così, come si capisce leggendo quello che il giornalista scrive, infatti ha mantenuto tutte le accuse a Israele. Uno scivolone grave del desk esteri del primo giornale d'Italia (in quanto a diffusione).
Ecco l'articolo:
Luigi Ippolito
Al centro Jeremyn Corbyn
I laburisti britannici provano a lasciarsi alle spalle la polemica sull’antisemitismo che li ha assediati per tutta l’estate: ma difficilmente riusciranno a voltare completamente pagina. Ieri la direzione nazionale del partito ha finalmente adottato la definizione di antisemitismo codificata dall’Alleanza internazionale per il ricordo dell’Olocausto: ma l’ha accompagnata con una postilla in cui si fa salva la libertà di parola, ossia il diritto di critica a Israele. Era stata proprio la mancata adozione, all’inzio dell’estate, della definizione completa di antisemitismo a scatenare la controversia: la ritrosia dei laburisti era motivata con la volontà di non mettere la sordina a legittime critiche allo stato ebraico, ma molti vi hanno visto il risorgere di una latente ostilità agli ebrei. A gettare benzina sul fuoco hanno contribuito una serie di rivelazioni sul passato del leader Jeremy Corbyn: dalla sua presenza a una cerimonia per i palestinesi di Settembre nero a un discorso in cui rimproverava ai «sionisti» di «non capire l’ironia inglese». Corbyn ha subìto per questo dure contestazioni anche da parte di esponenti ebraici del suo partito: e anche se non tutti sono convinti che lui stesso sia un cripto-antisemita, resta il fatto che si è rifiutato di affrontare la questione di petto. Il problema è che Corbyn viene da una tradizione di ultrasinistra terzomondista e anti-imperialista, che lo porta automaticamente a solidarizzare con i palestinesi e a osteggiare Israele: un atteggiamento di fondo che può facilmente sconfinare nella tolleranza per posizioni ben più inquietanti. E quanto la situazione sia grave lo dimostra la rivelazione che Scotland Yard sta indagando su un dossier di episodi antisemiti nel Labour, per verificare se ci si trovi davanti a «crimini d’odio». Anche se l’imperturbabilità di Corbyn ha una spiegazione: finora la controversia non pare aver spostato consensi nell’elettorato.
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