Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Facebook difende la diffusione di menzogne negazioniste e antisemite In nome di 'libertà d'espressione' e politicamente corretto
Testata: Il Foglio Data: 20 luglio 2018 Pagina: 3 Autore: la redazione del Foglio Titolo: «Zuckerberg e la negazione dell’Olocausto»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 20/07/2018, a pag. 3, l'editoriale "Zuckerberg e la negazione dell’Olocausto".
Immaginate di essere Mark Zuckerberg, ceo di Facebook. La vostra azienda è sotto attacco da ormai due anni per il suo ruolo nella diffusione di notizie false, vi trovate su un terreno difficilissimo mentre cercate di bilanciare difesa della democrazia, libertà d’espressione e conto in banca. Il vostro social network è pieno di notizie un po’ false e un po’ pericolose, nel sud-est asiatico ci si ammazza a vicenda per le bufale d’odio diffuse su Facebook, siete indecisi su cosa fare con complottisti, cospirazionisti, violenti che usano il social network come palco. Avete in programma un’intervista con una giornalista che è un mastino, Kara Swisher di Recode, e quando lei vi chiede di tutti questi problemi voi anziché cercare di svicolare vi mettete a difendere la libertà d’espressione dei negazionisti dell’Olocausto. E’ successo davvero, due giorni fa, durante un’intervista in cui il capo di Facebook ha detto che, per quanto lo riguarda, le pagine facebook che negano la Shoah hanno tutto il diritto di rimanere online fintantoché non producono incitamento alla violenza, in base a una politica delineata di recente in cui le informazioni false hanno diritto di rimanere su Facebook a meno che non incitino alla violenza o all’odio razziale o di genere – male che vada, se le fake news sono riconosciute da professionisti, l’algoritmo degraderà la bufala, senza cancellarla. Questo tipo di approccio può andare bene per chi crede ai cerchi nel grano, poveri diavoli. Ma l’Olocausto, caro Zuckerberg, non può essere trattato alla stessa stregua delle bufale internettiane: la negazione dell’Olocausto non è una semplice “fake news”. Eccolo il peccato originale del social network: vivere in un mondo privo di profondità, in cui la storia e i suoi orrori possono essere calcolati per via algoritmica.
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